L’attenzione del Fondo Monetario Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e della Banca Mondiale negli ultimi anni ha bruscamente deviato rotta rispetto alla missione per cui le due organizzazioni internazionali sono nate (le istituzioni dette di Bretton Woods, dal nome della località in cui si tenne la conferenza che ne sancì la creazione, entrarono in vigore nel 1946, ndr). Le due organizzazioni si sono spinte sempre di più su obiettivi e “progetti di vanità” come la lotta al cambiamento climatico, l’identità di genere e le questioni sociali. Così nelle scorse ore il segretario al Tesoro Usa, Scott Bessent, ha rimproverato i vertici di entrambe invitandole a riconcentrarsi sulle loro mission originarie, ossia la ricerca della stabilità globale, sia ma« croeconomica sia finanziaria e, per la Banca Mondiale, la promozione dello sviluppo economico a lungo termine e la riduzione della povertà nel pianeta.
«Hanno smarrito la rotta» ha proseguito Bessent sottolineando che «proprio per il loro valore duraturo, entrambe ora sono del tutto inadeguate e, quindi, necessitano di riforme». Un impegno che gli Usa si sono presi chiedendo anche l’aiuto degli alleati che, tutti assieme, dovrebbero sostenere questo processo che andrebbe a favore degli stakeholder». Le critiche espresse dal segretario al Tesoro a stelle e strisce puntano non solo a “riportare in carreggiata gli obiettivi delle istituzioni di Bretton Woods” ma e soprattutto a sradicare la deriva dell’ideologia progressista presa durante l’amministrazione Biden. Per ora è solo una minaccia. Bessent si è fermato prima di dire che gli Usa potrebbero ritirarsi del tutto visto che l’agenda conservatrice del “Progetto 2025” sostiene che gli Usa - il maggior azionista delle due realtà - si dimetteranno da entrambi. Il segretario del Tesoro americano ha, però, insistito sul fatto che entrambe hanno un “valore duraturo” e che Washington non ha alcuna intenzione di ritirarsi sottolineando che lo slogan dell’amministrazione Trump, “America First” non significa solo l’America. Al contrario - ha poi aggiunto- gli Usa sono convinti di mantenere il loro ruolo di leadership, offrendo semmai suggerimenti per cambiare l’approccio delle organizzazioni al commercio globale.
«Anziché concentrarsi su “progetti di vanità” il Fmi dovrebbe tornare a concentrarsi sui prestiti e sulla risoluzione dei problemi della bilancia dei pagamenti» ha detto Bessent chiedendo un cambio di passo pure alla Banca Mondiale che dovrebbe, d’ora in poi, puntare sull’aumento dell’accesso all’energia in tutto il pianeta, elogiando la recente decisione della Banca che ha revocato il divieto sul sostegno all’energia nucleare. Le critiche si sono estese anche alla vicinanza del Fmi a Pechino sulla scorta di un rapporto pubblicato nel 2024 che ha tratto conclusioni “troppo ottimistiche” sugli squilibri nell’economia globale visto che Washington ritiene che la Cina sia il principale colpevole dei disavanzi commerciali.
«Siamo aperti a critiche» ha detto Bessent «ma non tollereremo che il Fmi non critichi i Paesi che ne hanno più bisogno, principalmente i paesi in surplus come la Cina che hanno perseguito politiche distorsive a livello globale e pratiche valutarie opache per decenni». Il Dragone, per la Casa Bianca, «sta esportando per uscire dai guai economici che ha» ha proseguito aggiungendo che la sua crescita economica è «spinta dalle esportazioni manifatturiere che proseguiranno a creare squilibri ancor più gravi coi suoi partner commerciali se si consentirà che lo status quo attuale». Ovvio che l’intento dell’amministrazione nel lagnarsi delle politiche attuate dai due organismi ha obiettivi emendativi e non distruttivi creando «un sistema economico internazionale più sostenibile». Ancora una volta Trump sta cambiando le regole del gioco per riequilibrare quanto tollerato negli ultimi anni in nome della globalizzazione sfrenata. Anche da qui passa la creazione di un nuovo ordine mondiale. Più equo.