Borsa, cambia tutto: ma non la bussola

L’impennata dei listini Usa premia i titoli che avevamo indicato come porti sicuri nella tempesta. Lo restano anche adesso
di Buddy Foxgiovedì 10 aprile 2025
Borsa, cambia tutto: ma non la bussola
4' di lettura

Apre Wall Street e subito scattano gli allarmi: il TBond a 30 anni tocca i rendimenti del novembre 2023, proprio quando il “capriccioso” Bill Ackman scrisse «mi ricopro» lanciando il rally di borsa. Sarà un segnale? I mercati ondeggiano, vogliono far cedere gli ultimi, ma sul Nasdaq il rosso è molto timido, sembra che stia per accadere qualcosa, però nessuno osa comprare. In questi momenti mi viene in mente una frase di Doug Kass: «Il mercato azionario è l’unico mercato in cui le cose vanno in saldo e tutti i clienti scappano dal negozio». Ed è sempre così, le borse calano e rimpiangi per non aver venduto sui massimi, le borse crollano e hai paura a comprare anche se si crea l’affare, soprattutto sui titoli tech che fino a pochi mesi fa, quando erano cari, gli investitori se li strappavano di mano. Ed ecco che alle 19.00 spunta la breaking news: dazi sospesi per 90 giorni. Booom! Vola tutto. Ora per qualche giorno tutto quello che era sceso molto, e su cui vi avevamo consigliato di puntare, farà altrettanto all’insù! Tech, semiconduttori, industriali, Bitcoin e titoli legati al Bitcoin.

Ed ora? Squadra che vince non si cambia. In primis quelli che abbiamo chiamato i “Trump friends” come Tesla, lo stop ai dazi riporta il sorriso a Musk, e la sua auto che tutto sommato in queste ore aveva tenuto, ora sgomma! Nvidia di cui fino all’altro giorno Cathie Wood aveva fatto incetta, aveva aperto la borsetta infilandoci le azioni che piovevano dal cielo, e ora tornerà a essere “l’illuminata”, l’unta dagli dei di Wall Street. Sicuramente Intel, titolo pressato sui minimi, è una molla! Lip-Bu Tan, il nuovo Ceo, ha già fatto miracoli in Cadence, e appena arrivato nell’ex regina dei semiconduttori, in stile Marchionne, ha subito aperto il portafoglio per comprare azioni, un gesto che è garanzia di credibilità. Bitcoin e Microstrategy, sono il boost del rimbalzo e sono il nuovo paradigma. In Italia ritorno di fiamma per i bancari, tutto ciò che ha odore di Opa sarà comprato, i titoli del risparmio gestito (i nostri semiconduttori) saranno i cavalli da traino. E poi Tim, ha tanti motivi per essere comprata, non è sotto dazi e poi vale talmente poco che è un’affarone di default. Infine lo Yen, per qualche giorno va chiuso in bagno, a doppia mandata, ritornerà utile al prossimo accenno di crisi.

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Ovviamente non possono mancare Oro e Argento, perché non sono “beni rifugio” ma sono i nuovi risk on. «Who Needs Gold When We Have Greenspan», tradotto: «a chi serve l’Oro quando abbiamo Greenspan», strillava il New York Times nel 1999, e non si poteva dargli torto. Maltrattato dallo scoppio della bolla negli anni ’80, da quota 800$ l’Oro era crollato a 300$ e lì si limitava a strisciare. Sembravano dei guru quelli del Nyt visto che proprio in quell’anno Gordon Brown (Cancelliere dello Scacchiere nel prestigioso governo Blair) faceva il suo annuncio shock comunicando la vendita di metà delle riserve auree del Regno Unito. Una mossa che affossò il metallo prezioso fino a 250$ e al tempo stesso lanciò in orbita l’ego di Gordon Brown che per molto tempo sventolò quella sua audace mossa come una gran vittoria.

Mai dare nulla per scontato, Greenspan aveva tradito i suoi fedeli, perché la politica dei “Tassi Zero” annunciata successivamente alla tragedia del WTC 2001, fu il propulsore che diede l’avvio al rally del metallo giallo che in 10 anni lo portò da quota 350$ a 1700$, impallinando Gordon Brown, successivamente scomparso dalle scene. Buon per lui perché oggi l’Oro ha toccato la vetta dei 3.000$, e dal momento della mega (s)vendita è un +1.000 per cento in 25 anni, roba da far invidia anche agli azionisti di Nvidia. Fatti analoghi accaddero all’inizio del 1975 quando il Time, dileggiando i rialzisti sull’Oro scriveva: «L’Oro è caduto di 14$ in 3 sole sedute fino a quota 105$, minimo di 31 mesi, un livello disastroso per i goldbugs, che non molto tempo fa predicavano un prezzo di 300$ o più».

Attenzione a sfidarlo perché l’Oro è beffardo e difficilmente domabile e interpretabile, il crollo degli anni ’70 ebbe breve durata perché nell’agosto del 1976, quando ormai il metallo era calpestato da molti operatori, dopo una caduta del 50 per cento ci fu una ripresa che lo lanciò fino ai picchi del 1980 sopra citati. Sull’oro, e anche sull’argento, si è sprecato molto inchiostro, si sono scritte le cose più disparate, sono rischiosi, non offrono una cedola, non proteggono dall’inflazione etc. ma più spesso si sono fatti enormi errori di valutazione, visto che oro e argento nel tempo hanno continuato a rivalutarsi e a diventare oggetto del desiderio, di culto, di prestigio e a diventare oggi elemento industriale indispensabile per lo sviluppo futuro. Altro che “beni rifugio”! C’è un aspetto ancor più importante del luccichio che rende oro e argento ancor più puri e preziosi, questi asset a differenza delle valute, delle economie, delle aziende e dei paesi che continuano a svalutarsi e a perdere credibilità, non hanno debito, nessuna zavorra.

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