«There is not one right to ride a wave», non esiste un modo giusto per cavalcare un’onda, dice Jamie O’Brien, l’importante è saperla cavalcare. Ma Jamie O’Brien è un campione del surf, è nato alle Hawai bevendo latte e invece di tirare calci a un pallone, saltava onde. Quanti hanno le sue capacità? Perché affrontare i mercati oggi è come fare surf, le borse oscillano come le onde, un attimo ti tirano su e l’attimo dopo non hai più l’acqua sotto i piedi. Sei un surfista del trading? Mi riferisco agli investitori e ai risparmiatori che hanno tentato l’azzardo venerdì, questa mattina erano già sott’acqua. Dopo il “Black Friday” ecco un “Black Monday” sfiorato. Rosso di mattina, la tempesta si avvicina, l’apertura all’alba in Asia è da brividi, Hong Kong fa la peggiore seduta dal 1997 (l’anno in cui ho cominciato, c’era la crisi del Bath Thailandese e delle “tigri asiatiche”), ma non va meglio in Europa, si apre e anche qui le ondate di vendite travolgono tutti i surfisti di borsa che tentano di fare i fenomeni e guadagnare con il trading, si va giù e ancora più giù.
Intanto quelli entrati venerdì stanno già ritornando a riva dopo aver rischiato l’affogamento. Chi conosce i mercati ha visto nel diluvio di vendite di venerdì, dei goccioloni che avevano la forma dei portafogli degli istituzionali, gente che ha ceduto vendendo e che sicuramente non sarà intenzionata a rientrare a brevissimo, ma prima vorrà osservare la situazione. In effetti il maltempo può durare a lungo ma, come recita la frase di un celebre film, «non può piovere per sempre». E allora ci aggrappiamo a Wall Street, il faro che ci guida nella nebbia, appena apre scattano i rumors: si dice che nel weekend BoFA abbia fatto una riunione d’emergenza per trovare una soluzione alla crisi, un’altra voce emerge dall’entourage di Trump, si parla di sospensione dei dazi per 90 giorni. Le quotazioni riemergono dagli abissi, ma subito le smentite dalla Casa Bianca come tutte «fake news!», e si sprofonda di nuovo.
Siete capaci di fare surf? Sebastiano Barisoni da Radio24 ripete che è inutile invocare la prudenza perché il panico é già scattato, e che Trump non può essere solo una scusa, le vendite sono talmente forti che è chiaro che la colpa è sua. Fare il giornalista non è come fare l’investitore, certi meccanismi non si conoscono, Barisoni non sa che sui mercati oggi ci sono gli Hft, strumenti che sono dotati di grandi quantità di denaro (a leva) e che amplificano i movimenti dei mercati muovendoli come onde potenti, e poi ci sono gli algoritmi (Ai) che in alcuni casi possono essere tarati su dati e notizie sensibili e che guidano gli acquisti e le vendite.
L’altro errore del giornalista è nella miopia dell’investimento, dopo aver minimizzato i rischi quando le borse erano alte ora si rischia di fare l’errore contrario, cioè scappare quando è ormai troppo tardi. Primo perché se non andremo in recessione, questo potrebbe essere il secondo (e ultimo?) tempo di questo film horror, poi perché se esci ora dal mercato, oltre al danno delle perdite rischi anche la beffa, cioè di rimanere fuori quando il mercato proverà la ripartenza. Perché questo bull market cominciato nel 2009, è tutt’ora in vita nonostante gli incidenti di percorso subiti in 16 anni. Un mercato toro non muore mai di vecchiaia.
Ennio Doris (fondatore di Banca Mediolanum) amava ricordare l’esempio di Peter Lynch, il leggendario gestore del Magellan Fund, che in 13 anni, dal 1977 al 1990, registrò un rendimento annuo del 29% trasformando un patrimonio inziale di 18 milioni in 14 miliardi di dollari! A fine carriera l’amara sorpresa, Peter Lynch scoprì che la stragrande maggioranza dei piccoli investitori in quei 13 anni era riuscita a perdere. Il motivo? Molto semplice: avevano venduto nei momenti di panico, quando invece era più saggio cominciare a comprare, e avevano comprato nei momenti di euforia, quando in realtà sarebbe stato meglio avere un atteggiamento diverso.
Le nuove generazioni di trader, investitori e piccoli risparmiatori, vivono momenti molto difficili, cullati per anni dal mantra «buy the dip», compra sui ribassi perché tanto ci penserà sempre qualcuno a risollevare le quotazioni, si trovano improvvisamente abbandonati perché oggi non interviene nessuno, e quel «dip» sembra non aver fine. Anni fa ai tempi di Greenspan c’era la «Put» che prendeva il suo nome, il salvagente nei momenti di crisi, ce l’avrà anche Powell? E se fosse proprio questa la strategia di Trump? Mettere Powell con le spalle al muro per costringerlo a tagliare i tassi? Sono le ore 19.30, Wall Street è tornata a tingersi di rosso e sta circolando la voce di una riunione d’emergenza della Fed, ora bisogna solo sperare che anche Powell sia capace di fare surf.