Molti la ricordano come l’estate dei “furbetti del quartierino”, ma fu molto più di un’impresa tentata da un gruppo di guasconi spregiudicati all’assalto del mondo della finanza. Fu un terremoto bancario, di portata almeno pari a quello di oggi, il cui punto più basso furono le dimissioni-rimozione di un governatore della Banca d’Italia, cosa mai accaduta nella storia del Paese, e l’incarcerazione di più d’uno dei protagonisti. Esattamente vent’anni fa, il 6 aprile 2005, la Banca Popolare di Lodi dava il via alle danze annunciando di avere messo insieme, con il via libera di Via Nazionale, il 10,82% di Banca Antonveneta.

È la prima scossa del sisma che avrà anche pesanti risvolti giudiziari. E che si salderà ad altri due terremoti finanziari, quello globale scatenato dal crac di Lehman Brothers e quello più locale della crisi innescata dai crediti deteriorati che ha mandato a gambe all’aria due importanti banche popolari venete (Popolare di Vicenza e Veneto Banca), la prima popolare toscana (Banca Etruria) e altre popolari del Centro Italia a cominciare da Cassa Marche. Ma non fu solo quello, perché alla fine l’intero sistema bancario venne ridisegnato. (...)
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