Dazi, Borse a picco e mercati nel panico? Ecco come guadagnare

Con i mercati che risentono dei dazi di Trump è il momento di comprare qualcosa: ecco le linee guida su cosa e come investire
di Buddy Foxsabato 5 aprile 2025
Dazi, Borse a picco e mercati nel panico? Ecco come guadagnare
4' di lettura

«I dazi di Trump sono la fine del capitalismo» esclama Giovanna Botteri ospite a “L’aria che tira” il programma di David Parenzo, parole che potrebbero scatenare il panico nei telespettatori risparmiatori, non nel sottoscritto. È già il momento di comprare? Battute a parte, lo dicono le regole di mercato, quando il panico entra nella pancia della gente e il mainstream urla alla catastrofe, per i grandi investitori è il momento della caccia all’affare. Soprattutto se la crisi viene equivocata, una crisi che era nell’aria molti mesi fa, ma nessuno la vedeva perché le borse continuavano a salire, ora che le borse crollano, la crisi la vedono tutti, è stato come uno schiaffo che ci ha svegliato riportandoci alla realtà. Tutto ha inizio il 13 luglio 2024, quando Trump durante un comizio viene fortunatamente solo sfiorato da un proiettile, l’America e Wall Street trattengono il fiato, ma Donald è ancora vivo e lotta con tutti noi.

Lunedì 15 i mercati riaprono e subito cominciano a correre al rialzo, i media e gli investitori coniano lo slogan «Trump trade», che in sintesi significa: con lui, la borsa vola. Un Trump che già da quel mese di luglio va in campagna elettorale promettendo tagli alle tasse, promettendo un futuro al Bitcoin, promettendo un altro boom a Wall Street, la pace in Ucraina e soprattutto promettendo i dazi. A queste promesse e “minacce” il mondo dei mercati risponde con approvazione, Wall Street sale, l’Europa sale, il gotha della finanza ha gli occhiali rosa. Trump a novembre stravince le elezioni, porta con sè Elon Musk e la borsa continua a salire, anzi vola e con essa il Bitcoin. Le promesse dopo il voto sono sempre le stesse, e con esse le minacce di dazi, ma no problem andrà tutto bene.

Lo dice anche Davide Serra (il guru di Algebris) non uno che può essere definito filo trumpiano, con Trump non vedo problemi, l’economia e la borsa continueranno a crescere. Ed è lo stesso clima che si respira a fine gennaio, poche settimane fa, quando durante il discorso di insediamento Trump dichiara che per gli Usa è cominciata l’età dell’oro, un discorso a cui partecipano applaudendo gli alti ufficiali della Silicon Valley. No problem e applausi anche da Ed Yardeni, l’ex guru di Deutsche Bank, un investitore di lungo corso che conosce bene la Fed e Wall Street. Alla fine dell’anno scorso, Yardeni nonostante la minaccia dei dazi si lancia nella previsione «S&P500 a 7.000 punti entro la fine del 2025». La sua previsione nasce nel 2020, durante il covid in cui conia lo slogan «Roaring 2020» siamo nel decennio ruggente che porterà l’indice a 10.000 punti entro il 2030. Oggi, dopo i forti ribassi, anche il suo ottimismo vacilla, ma solo in parte. Il problema sono i dazi che da promessa sono diventati realtà. Nella sua ultima newsletter dice: «un risultato positivo arriverebbe dalle negoziazioni sulle riduzioni tariffarie, ma sarà difficile perché Peter Navarro ha convinto Trump che i dazi porteranno nelle casse Usa 6 trilioni di dollari nei prossimi 10 anni». Quella di Ed Yardeni è una retromarcia, ma solo parziale, ha rivisto il target di fine anno a 6.600 anziché 7.000, ma rimangono validi i 10.000 entro il 2030.

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IL BELLO COMINCIA ORA
I prezzi (di Borsa) condizionano le notizie, gli umori, gli scenari e anche i giudizi di chi sta in borsa da anni, figuriamoci i piccoli risparmiatori o i GenZ e i bitcoiner che nell'ultimo decennio hanno vissuto nel «buy the dip», poi quando il ribasso si fa un po’ più feroce, tutti scappano. Ricordate l’esperienza Covid? Come per le minacce sui dazi, gli starnuti del virus all'inizio non spaventavano («era solo un raffreddore» cit.) nemmeno quando erano all’ospedale di Roma, poi una volta che la pandemia si è diffusa si è scatenato il panico. Su queste colonne a aprile 2020 scrivevo che il ciclo al rialzo era ancora vivo ed era il momento di comprare, la risposta di molti è stata «finché non inventano il vaccino non si compra». Il vero vaccino per i mercati era la generosità della Fed.

SOPRAVVALUTAZIONE
Quella che viviamo oggi è soprattutto una crisi di sopravvalutazione, lo scrive Doug Kass, uno dei pochi grandi investitori ad aver «chiamato» il minimo di marzo 2009: «la politica fiscale e commerciale è sempre stata una mia preoccupazione, sono stato emarginato negli ultimi mesi perché troppo pessimista, ma ora che viene giù tutto io ho il cash per poter fare gli affari» questo in sintesi il suo pensiero. Lo sapete, questa correzione io l’aspetto da tempo, da mesi sono contro Nvidia e contro la favola del decoupling, era tutto sopravvalutato, ora si comincia a ragionare. E quali possono essere gli affari? In questi momenti si punta sui MEGATREND. Per caso avete sentito di dazi sul Bitcoin? Dazi su Oro e Argento? Dazi sulle Telecom? Le banche avevano corso troppo, ma il processo di concentrazione si è solo preso una pausa. Sto lontano dai bond a lungo termine, mi piacciono i titoli come Intel, Tesla e Microstrategy, li chiamo titoli «Trump friend», persino la Cina potrebbe risvegliarsi. Se proprio volete una protezione c’è sempre lo Yen. I mercati ora entreranno in una fase di alta volatilità, ma l’elemento più importante da osservare è la fiducia, fiducia del mercato e tra le imprese, con questa le borse andranno lontano. L’inflazione non importa, un mercato Toro non è mai morto per l’inflazione, il mercato muore senza fiducia perché arriva la recessione.