Igp e Dop sotto schiaffo, è caos: tutti contro tutti, cosa cambia su carne e verdure italiane

di Attilio Barbierilunedì 24 marzo 2025
Igp e Dop sotto schiaffo, è caos: tutti contro tutti, cosa cambia su carne e verdure italiane
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Aria pesante per le indicazioni geografiche. Se si escludono i big del settore, su Dop e Igp sono in corso confronti serrati fra chi ne vorrebbe preservare rigorosamente la storicità e chi è propenso ad allargare le maglie regolamentari, se non addirittura a ignorarle. Non passa settimana senza leggere di uno scontro su una delle tante indicazioni geografiche tricolori che sono ben 891, se si includono vini e liquori.

Le ultime dispute ad occupare intere pagine nelle cronache locali riguardano carne salada, olive ascolane, arrosticini e bergamotto. A conferma che dietro l’immagine patinata dei campioni del made in Italy a tavola si combatte una guerra nel piatto senza esclusione di colpi. La stessa guerra do cui parlano Gesmundo, Adinolfi e Weber nel libro “Il cibo a pezzi” (Bompiani). Un conflitto di cui pochi hanno coraggio di parlare. Il medesimo scontro fra tradizioni centenarie e convenienze mercatiste che vede ad esempio come vittime sacrificali le varietà storiche dei grandi risi italiani, come il Carnaroli e l’Arborio, immolate sull’altare del massimo guadagno.

Mentre non si è spenta l’eco dello scontro fra Consorzio di tutela dell’Oliva Ascolana del Piceno e industria che rivendica il diritto di utilizzare parte della denominazione protetta dalla Dop, la Carne Salada del Trentino è finita in tribunale, per la precisione al Tar del Lazio, dopo la richiesta della Igp. A innescare la controversia sono state 29 aziende dell’alto Garda costituitesi in giudizio contro il Consorzio Salumi Trentini, fautore della Indicazione geografica protetta. Secondo i ricorrenti limitare la carne salada al Trentino non corrisponderebbe alla realtà. Sarebbe una scelta troppo stringente, visto che la carne salada si stagiona anche altrove. Il Tar ha respinto il ricorso, dando implicitamente ragione ai salumieri trentini. Ma non è detto che la sfida finisca così perché resta un ulteriore grado di giudizio, il Consiglio di Stato.

Un’altra indicazione geografica in sospeso è quella del Bergamotto di Reggio Calabria, al centro di un confronto, non meno aspro, fra i tifosi della Igp e quelli della Dop già esistente “essenza del bergamotto di Reggio Calabria” che puntano ad estendere la denominazione protetta anche al frutto. Era attesa la sentenza del Tar del Lazio per mercoledì 19 marzo, ma la pronuncia è stata rinviata.

Un altro prodotto su cui si stanno confrontando i sostenitori della Dop e quelli della Igp è l’arrosticino abruzzese. In questo caso però, l’Indicazione geografica significherebbe poter utilizzare carni di ovino provenienti da tutto il mondo- come accade ad esempio per la Bresaola della Valtellina mentre la Denominazione protetta implicherebbe il vincolo dell’origine per lo meno italiana dei capi. La Regione Abruzzo era orientata a portare avanti entrambe le richieste alla Commissione Ue, confidando nel precedente dell’Aceto Balsamico di Modena Igp che convive con l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena Dop. Ma il paragone non regge: nel caso dell’aceto si tratta di due prodotti diversissimi per materie prime e tempo di invecchiamento: 60 giorni per l’Indicazione geografica, almeno 12 anni per la Denominazione protetta. Così gli arrosticini abruzzesi restano sospesi nel limbo dei prodotti contesi.

Confronto simile a quello sulle Olive Ascolane del Piceno che per altro hanno ottenuto la Dop alla fine del 2005, quasi vent’anni fa e sono indissolubilmente legate come materia prima di partenza all’oliva ascolana tenera che si coltiva in 89 comuni divisi fra le province di Ascoli Piceno e Fermo nelle Marche e Teramo, in Abruzzo.

La locale Assindustria rivendica il diritto di continuare a produrre “olive ascolane” generiche utilizzando parte della Denominazione protetta - pratica vietatissima - e di quando in quando invoca l’Igp, incorrendo però nelle medesime obiezioni comunitarie che hanno bloccato gli arrosticini. Alla fine l’Igp non arriva ma non arrivano nemmeno le sanzioni per aver imitato una Denominazione d’origine. Nel silenzio assordante dell’Ispettorato centrale antifrodi, debitamente informato dai Carabinieri Forestali. Più sotto schiaffo di così è difficile immaginare.