
Piazza Affari, i venti di guerra spingono la Borsa: ecco cosa sta succedendo

Oscillazioni dei titoli a Piazza Affari da far sospendere pure l’apertura. L’andamento di ieri del titolo Leonardo - super holding a controllo pubblico del comparto difesa e sicurezza - la dice lunga sugli effetti dei conflitti (“guerra a pezzi” copyright Papa Bergoglio), che negli ultimi 3 anni stanno sconvolgendo l’Europa Orientale e una bella fetta del Medioriente. Basta un caso per comprendere il deciso cambio di rotta: l’ex Finmeccanica ha chiuso la giornata di contrattazioni con un balzo del 16,13% (chiudendo a 44,78 euro per azione). Segnale inequivocabile di una corsa ad accaparrarsi i titoli della difesa. L’amministrazione Trump fin dal suo insediamento ha ribadito ai “soci” Nato che bisognerà contribuire in maniera più sostanziosa al bilancio dell’Alleanza atlantica. La lavata di capo fatta recentemente da Donald Trump al leader ucraino Volodymyr Zelensky nello Studio Ovale («Non hai le carte per fare il duro»), la dice lunga sulla disponibilità statunitense a continuare a foraggiare il conflitto sui bastioni orientali d’Europa.
La riunione d’emergenza convocata in fretta e furia a Londra tra i principali partner europei è servita sostanzialmente a far di conto sull’effettiva disponibilità economica del Vecchio Continente per coprire le nuove spese militari che fanno capolino. Secondo i conteggi prudenziali de Il Sole 24 Ore per foraggiare la macchina della difesa europea sarebbero già disponibili fondi Ue per 144 miliardi. Tanti soldi sicuramente, ma non abbastanza per fare fronte alle necessità imminenti. Non a caso si sta ipotizzando di dirottare alcuni capitoli di bilancio “ritargando” gli obiettivi. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha già dato mandato di verificare «tutte le possibilità tecniche e giuridiche per dare fondo a tutte le risorse europee che possono essere immediatamente dirottate sulla difesa». I fondi messi a bilancio per le politiche di coesione (circa 370 miliardi tra il 2021-2027), potrebbero lievitare a 526 miliardi grazie al meccanismo già in vigore del cofinanziamento nazionale.
I veri imperi e i piccoli leader: Macron gioca con la guerra, smentito sulla proposta di tregua
Il problema è che i quattrini allocati per la “coesione” non si possono utilizzare per finanziare operazioni militari. Ma come spesso capita quando la finanza pubblica si incrocia con le urgenze politiche una soluzione si trova sempre. Per esempio è questa l’ipotesi su cui si sta ragionando - si possono realizzare infrastrutture strategiche (le cosiddette “dual use”) che in caso di necessità si potrebbero riconvertire. $ il caso di strade o aeroporti che al bisogno possono essere utilizzate ovviamente per scopi militari. Non a caso il Servizio legale della Commissione già a fine 2024 ha aperto la strada all’uso dei fondi comunitari nell’industria della difesa e ha proposto un «aggiustamento della politica di coesione, andando verso un trattamento di questo settore come qualsiasi altro comparto industriale».
Di più: dalla bozza di conclusioni del Consiglio europeo straordinario del 6 marzo, già disegnata dagli ambasciatori Ue (Coreper) nell’incontro del 27 febbraio, è previsto che arriverà un chiaro «invito alla Commissione europea a proporre fonti di finanziamento aggiuntive per la difesa a livello dell’Ue, anche mediante una “flessibilità” aggiuntiva nell’uso dei fondi strutturali, e a presentare rapidamente proposte pertinenti». Ma ormai siamo ben oltre le ipotesi. La presidente Von der Leyen oggi invierà agli Stati membri una lettera sul piano “Rearm Europe”. E già il titolo della comunicazione dovrebbe bastare. La necessità di rimpinguare le scorte di mezzi e armi, riconvertire intere linee di produzione (anche nell’automotive si sta riflettendo in Germania, in Francia e pure in Italia come cogliere l’occasione per trasformare un problema in una occasione industriale), ha fatto cambiare idea a quasi tutte le cancellerie occidentali. I solitamente “freddi” Paesi del Nord Europa hanno cominciato ad annusare che l’aria è cambiata. Gli sforzi bellici imponenti scuotono la memoria degli europei. $ già successo in passato. E sta riaffacciandosi la necessità.
Ecco come vuole convincere Donald Trump: dazi, la clamorosa mossa di Giorgia Meloni
Dai blog

Suburra, la Roma corrotta dal potere allo scontro finale
