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Euro falsi, ecco quanti sono in Italia: le cifre sono sconvolgenti

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Claudia Osmetti
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Più di 1.600 banconote (per un valore complessivo di circa 70mila euro) sequestrate a Rimini. Ottomila euro (tutti in tagli da 50) confiscati a Roma. Un’altra retata nella capitale che fa salire il saldo del “bottino” requisito a 20mila euro. La banda di Montegrotto Terme, in provincia di Padova, che smercia cartamoneta da 10 euro a chiunque gli capiti sotto tiro. Il pregiudicato che “compra” un Rolex on-line e lo paga (15mila euro) in contanti a Milano, ma poi viene rincorso dal venditore fin dentro un campo rom. Soldi, quattrini, più o meno spicci: tutti falsi, però. Veri come una birra analcolica: lì per lì ti “frega” e magari ha pure un gusto luppolato, tuttavia una Ipa scozzese tradizionale è altra cosa. Con una differenza basilare, non bastasse: la bionda leggera amica è una truffa, l’acconto con moneta non autorizzata sì. Sono tanti i casi, in Italia, di furbetti del portafoglio (altrui): sono oltre il 20% di quelli europei. Ché tu all’inizio manco te ne accorgi, è il resto della pizzeria e il ristorante sotto casa non è che ti voleva raggirare, semplicemente non se n'è reso conto nemmeno lui. Però alla macchinetta delle sigarette non riesci a comprare neanche un pacchetto, ti risputa indietro la banconota. Qualche esercente più accorto ti chiede di cambiare metodo di pagamento. Se domandi alla filiale in cui hai il conto ti dicono l’amara verità: guardi-che-queste-non-valgono nulla.

Grandi metropoli e paesini di provincia: gli episodi segnalati sopra sono degli ultimi giorni. Tagli grandi (rari) e più piccini (la maggioranza): perché siamo un Paese che più di altri fa ancora affidamento alla carta (non di credito) e perché chi è che si mette a fare le pulci a valute di poco conto, con cui ci copri giusto il giornale e il caffè al bar?

I numeri a livello europeo, se facciamo una considerazione globale, non sono così preoccupanti: in un anno, il 2024, dice la Banca centrale europea (Bce), le banconote false ritirate dalla circolazione sono state “appena” 554mila, il 75% delle quali in importi di 20 o 50 euro (calcolatrice alla mano non è mica una somma da ridere, nel più roseo degli scenari, cioè ipotizzando che tutte fossero state del taglio più basso, l’ammontare ha superato comunque gli undici milioni di euro), e per un rapporto tra autentiche e falsificate di un milione a diciotto unità. I dati italiani, invece, sono un tantinello più significativi: 121.111, che fa esattamente il 21,9%, sono le banconote tarocche scoperte da noi. È una fetta (pure grossa) dell’insieme. Non che l’autorità monetaria di Francoforte sul Meno sia in ansia per l’ultimo report che ha stilato: però c’è un altro fenomeno da tenere a mente.

Quello del trend in rialzo di falsari e “stampatori” clandestini (ad agosto dell’anno scorso, ma è giusto una vicenda tra le tante, i carabinieri di Napoli hanno fatto irruzione in una “stamperia di banconote” nel quartiere Barra della città partenopea arrestando un uomo, portando via come materiale probatorio 31 stampanti digitali e un gruzzoletto del valore di due milioni e 700mila euro originali quanto i titoli di acquisto del Monopoli): nel 2021 i falsi individuati sono stati dodici ogni milione di banconote vere, nel 2022 sono saliti a tredici, nel 2023 a sedici (sempre meno delle 23 del periodo pre-pandemico, però se la china è questa tenere gli occhi aperti due volte non fa male). Lo stesso discorso vale per il contante esaminato dalla Banca d’Italia: 50.563 banconote nel 2021, 61.637 nel 2022 e il balzo sopra le 100mila (104.669) nel 2023.

Crescono anche i controlli, vero, e per fortuna, ma va aggiunto che di espedienti per non farsi infinocchiare ce ne sono alcuni: tre, per l’esattezza, e riassumibili nel super-consiglio della Bce. Toccare, guardare e muovere. Primo: il tatto è fondamentale, la carta su cui (chine ha titolo) stampa la vera moneta non è quella comune, una serie di tecniche la rendono diversa.

Secondo, la vista è altrettanto centrale, nel dubbio basta mettere la banconota in controluce e cercare la filigrana e il filo di sicurezza che, se mancano, indicano che ciò che si ha in mano altro non è che una patacca (è utile anche comparare due banconote, se sono difformi in qualche particolare è un altro segnale). Terzo: il movimento permette di vedere il simbolo dell’euro in colori brillanti o il valore nominale del taglio sulla striscia olografica. Sempre a patto che si tratti di una banconota originale.

Chiarito ciò, cosa succede se ti trovi in tasca qualche spiccio contraffatto? Buona norma sarebbe rivolgersi ai gestori del contante (come gli istituti di credito o le poste) che possono ritirarlo e mandarlo alla Banca d’Italia; a questo punto il Nac (ossia il centro nazionale di analisi delle banconote sospette di falsità) la esaminerà per accertarle. Attenzione: anche se si è stati gabbati, provare a imbrogliare a propria volta (ti sei accorto che hai 10 euro falsi nel borsellino e tenti di rifilarli in panetteria) è un reato punito espressamente dall’articolo 457 del codice penale. Si rischiano fino a sei mesi di galera e una multa di 1.032 euro. Quelli poi vanno pagati. Sull’unghia. Senza fiatare. E con soldi autentici.

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