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Tunisia? Un Paese sicuro per i pensionati, lo dice il Corsera: cortocircuito di toghe e sinistra

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Ignazio Stagno
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Dopo la stretta del Portogallo sui pensionati che dall’estero vogliono godersi l’assegno dalle parti di Lisbona, ecco che la Tunisia torna a essere una delle mete preferite per chi ha chiuso i conti con il lavoro. Come ci racconta Il Corriere della Sera, ben 7.500 pensionati italiani hanno spostato la residenza in nord Africa. Un incremento del 46 per cento negli ultimi cinque anni. Una sorta di “viaggio al contrario”, così lo definisce il quotidiano di Fontana.

E ad essere davvero interessante è la percezione sul fronte sicurezza che gli italiani in loco hanno della Tunisia: «Mai avuto problemi. Certo non vado in giro di notte da sola. Sei non dai problemi, qui non hai problemi», racconta Ester, 69 anni e da cinque anni ad Hammamet. Insomma, la fotografia che ci restituisce questo quadro tunisino è quella di pensionati italiani al sole e soprattutto al mare mentre si contano in tasca i soldi della meritata pensione con una tassazione nettamente inferiore a quella italiana. Ma stiamo parlando della stessa Tunisia che qualcuno qualche tempo fa indicava come “Paese non sicuro” giustificando così ordinanze e sentenze sull’opportunità o meno di far restare qui da noi alcuni migranti? Sì, stiamo parlando della stessa Tunisia, quella in cui era impossibile rimpatriare gli irregolari sbarcati sulle nostre coste. Il 5 ottobre del 2023, su Repubblica si legge: “Tunisia non sicura, l’Italia ci ripensi. Il tribunale di Firenze boccia le espulsioni dei migranti”.

 

 

Ed è proprio nell’anno 2023 che i giudici indicano il Paese nordafricano come a rischio: “Gli eventi verificatisi in Tunisia, per come descritti da fonti qualificate, rappresentano un cambiamento significativo nella situazione relativa ai diritti umani in un paese designato da essi come sicuro”. Insomma, a leggere queste poche righe scritte dai giudici di Firenze per mettere nero su bianco il loro “no” alle espulsioni, la Tunisia sarebbe su questa terra il peggior posto dove andare a vivere. Anche da pensionati, verrebbe da dire. E nel caso tunisino era rimasta coinvolta anche la ormai ex toga Iolanda Apostolico: anche per lei il Paese non era sicuro.

Dunque appare chiaro un punto: a Tunisi è meglio non andare. Ci sono rischi per i nativi, figurarsi per coloro che arrivano dall’estero con i soldi in tasca. Questo, l’elementare ragionamento che verrebbe da fare. Ma adesso scopriamo (noi di Libero però lo avevamo già detto parecchie volte) che per i pensionati italiani la Tunisia è un paradiso a poche ore di volo dal nostro Paese dove la tassazione sugli assegni previdenziali non supera il 5 per cento e che di fatto è ben al di sotto del 30 per cento del fisco italiano. E sui 7.500 italiani che vivono stabilmente in Tunisia almeno 6.000 sono ad Hammamet. A quanto pare però il Paese è sicuro per chi, occhiali da sole sul naso, si accomoda su un lettino in spiaggia e si avventura tra un orizzontale e un verticale della settimana enigmistica. Ma lo stesso Paese non è sicuro per chi, senza documenti, viene nel nostro Paese e pretende di restarci. Riuscendoci, a volte, grazie a qualche discutibile verdetto in tribunale. Del resto, come vuole la propaganda progressista, gli immigrati “pagano” le pensioni degli italiani. Che poi vengono spese proprio nel Paese da cui quegli stessi immigrati provengono. Un bel cortocircuito no? Ah, per la cronaca, chi vive lì, nel Paese “non sicuro”, va al ristorante con 10 euro e ha una casa davanti al mare con 450 euro al mese. L’unica nota dolente che viene segnalata è quella della sanità: la polizza va stipulata sul posto. Ma c’è chi si organizza con quella privata: «Ci sono dei medici bravissimi», fanno sapere i nostri expat nel Maghreb. Appare sempre più chiaro che siamo davanti a un Paese “non sicuro”, soprattutto per i tunisini che vengono a casa nostra senza chiedere permesso.

 

 

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