Conto corrente cointestato? Ecco a chi appartengono i soldi: la sentenza che ribalta tutto
Il conto corrente cointestato è uno strumento di accantonamento molto diffuso nelle famiglie italiane. Un conto tra due coniugi su cui versare o prelevare insieme e di cui si è titolari alla pari. Fino a un certo punto però. In caso di divorzio le cose potrebbero cambiare e anche di parecchio. Ma come? Le somme versate appartengono non ai due titolari del conto ma a chi mterialmente ha versato le somme sul conto. E in questo caso una recente sentenza della Cassazione ha fatto chiarezza sulla titolarità del bottino che si trova sul conto in caso di divorzio. Con l’ordinanza n.1643 del 23 gennaio 2025, la Suprema Corte ha stabilito che i fondi presenti su un conto cointestato appartengono al soggetto che ha effettivamente versato il denaro, anche in presenza della doppia intestazione.
E gli avvocati Celeste Collovati e Massimo Leonardi dello studio Dirittissimo ci spiegano perché questo verdetto è così importante: "Secondo i Giudici del “Palazzaccio”, il principio di contitolarità di un conto corrente (previsto dall’art. 1854 c.c.) implica che entrambi gli intestatari siano creditori o debitori solidali nei confronti della banca. Tuttavia, questa presunzione può essere superata attraverso la dimostrazione dell’origine delle somme versate sul conto. Nel caso specifico, una donna aveva richiesto la restituzione di 200.000 euro prelevati dal suo ex coniuge da un conto cointestato. La Suprema Corte ha accolto il ricorso della donna, sottolineando che la provvista di quel conto derivava esclusivamente da assegni circolari a lei intestati. Di conseguenza, il denaro apparteneva unicamente a lei e non poteva essere considerato di proprietà comune. La pronuncia conferma un principio ormai consolidato: la contitolarità del conto non implica automaticamente la comproprietà delle somme depositate. Se uno dei cointestatari riesce a dimostrare che le risorse provengono esclusivamente da lui, l’altro intestatario non ha alcun diritto su di esse. Questo vale, a maggior ragione, per i casi in cui il versamento derivi da strumenti finanziari nominativi, come gli assegni circolari". "La decisione della Cassazione ha un impatto significativo sulle coppie, sulle famiglie e sugli eredi che si trovano a gestire conti cointestati. Se il denaro proviene da uno solo degli intestatari, quest’ultimo ha il diritto di reclamarne la piena proprietà. In caso di separazione o successione, sarà quindi determinante dimostrare chi ha effettivamente alimentato il conto", spiegano i due legali.
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Da qui un consiglio chiaro: "Per evitare controversie future, è consigliabile adottare alcune precauzioni: documentare la provenienza delle somme conservando copia di assegni, bonifici e altre operazioni che dimostrino chi ha versato il denaro, specificare accordi chiari nel caso in cui le somme siano destinate ad uso comune attraverso una scrittura privata tra i cointestatari e prestare attenzione ai prelievi, poiché se uno dei cointestatari preleva somme significative senza accordo potrebbe incorrere in una richiesta di restituzione".
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