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Gazprom taglia il gas, mazzata sulle bollette: perché l'Italia può salvarsi

Antonio Castro
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Il 2025 si annuncia “caldo” sul fronte dei prezzi delle forniture energetiche. I tagli annunciati all’Europa da parte di Gazprom (colosso russo che fino a prima del conflitto con l’Ucraina garantiva mediamente il 40% dei rifornimenti ai Paesi europei), stanno facendo lievitare sui mercati i prezzi delle materie prime. Ma questo è solo l’antipasto. Un inverno più rigido e anticipato ha letteralmente “bruciato” una fetta delle scorte accumulate nei 13 stoccaggi nazionali italiani. Venerdì i contratti con scadenza gennaio 2025 hanno chiuso in rialzo a 47,76 euro/MWh (+4,49%). Ennesimo ritocco, al rialzo, che non accenna ad esaurirsi.

L’Italia- che durante l’estate aveva portato le riserve intorno al 93% della capienza, al 25 dicembre sono all’80% - potrà affrontare la stagione più rigida con la relativa tranquillità di aver diversificato il mix energetico grazie a linee di fornitura alternative. A fine ottobre i depositi risultavano quasi pieni (fino a 17 miliardi di metri cubi, pari a un terzo della domanda invernale).

 

 

 

Poi si potrà attingere alle forniture che arrivano tramite gasdotto e via nave. Anzi, l’intenzione è di sfruttare la “portaerei geografica” rappresentata proprio dalla conformazione geografica dello “stivale Italia” per far transitare verso il cuore dell’Europa le forniture che già oggi importiamo da Libia, Azerbaijan e Algeria. Certo non aiuta la stabilità energetica del nostro continente la decisione russa di chiudere i rubinetti dal 1 gennaio 2025. Anche se la Commissione europea sdrammatizza. Da Bruxelles si stima che l’impatto della fine del transito di gas naturale russo attraverso l’Ucraina, a partire dal gennaio 2025, sarà «limitato» sulla sicurezza dell’approvvigionamento nell’Unione europea, eccetto in Austria e Slovacchia. «L’impatto della fine del transito attraverso l’Ucraina sulla sicurezza dell’approvvigionamento dell’Ue è limitato», hanno sostenuto le fonti dell’esecutivo comunitario, poiché l’interruzione del flusso attraverso il territorio ucraino decisa da Kiev è una situazione «prevista» e la Ue è «pronta». Tuttavia Vienna e Bratislava saranno gli Stati «più colpiti», poiché il gas russo rappresenta ancora oggi circa il 60% della domanda. L’Ucraina interromperà il transito del gas russo alle 7 ora italiana e «non permetterà il transito attraverso il suo territorio anche se prima viene venduto ad un altro Paese, come l’Azerbaigian, e poi a imprese europee».

Oggi siamo lontani dai record dei prezzi del 2022/2023. Però gli aumenti ci sono stati. E visto che gli stoccaggi nazionali possono garantire i consumi ai livelli ordinari per meno di un quarto dell’anno c’è da augurarsi che l’inverno non sia troppo rigido. Altro capitolo quello dei rigassificatori. Quattro quelli in funzione in Italia che hanno lavorato negli ultimi 12 mesi a pieno regime. Un dettaglio forse può aiutare a comprenderne l’importanza per garantirsi forniture energetiche continuative e sostenere l’attività delle imprese energivore. A metà gennaio il ministero delle Imprese guidato da Adolfo Urso, dovrà passare al setaccio le 15 offerte per rilevare l’ex Ilva in amministrazione straordinaria.

 

 

 

L’impianto siderurgico tarantino potrebbe fare gola ad una società di Baku che, tra le condizioni, chiede la facoltà di posizionare una propria unità rigassificatrice. Già oggi l’Azerbaijan garantisce un discreto afflusso di gas tramite il gasdotto Tap. La compagnia azera Baku Steel sarebbe disposta a passare alla fase operativa della trattativa a patto di potersi assicurare forniture energetiche a prezzi vantaggiosi così da rendere la produzione dello stabilimento siderurgico italiano economicamente sostenibile.

Per il momento l’importante è scavallare la stagione più rigida, evitare la pericolosa rincorsa dei prezzi (e le speculazioni finanziarie), che innescherebbe un pericoloso effetto domino pure sulle bollette energetiche (gas e luce) delle famiglie, non solo quelle delle imprese. Secondo le proiezioni dell’autorità per l’Energia (Arera) nel primo trimestre del 2025 la bolletta elettrica per il “cliente tipo” aumenterà del 18,2% (Servizio di maggior Tutela). A costi correnti, ovviamente...

 

 

 

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