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Auto elettrica, il report che smonta la follia Ue: "Quando sparirà la benzina"

Carlo Nicolato
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L’eliminazione dei combustibili fossili al fine di raggiungere la cosiddetta neutralità climatica entro il 2050 è un obiettivo utopistico che dovremmo rimuovere, o quantomeno rimodulare secondo termini più realistici. Il rischio infatti è che per raggiungere ciò che è assolutamente impossibile raggiungere in un così breve lasso di tempo si distrugga l’intera economia globale, a cominciare da quella dell’Europa  che è di gran lunga il continente che più si è impegnato nell’improbo sforzo, creando sconvolgimenti sociali, umani, politici e perfino naturali che supererebbero abbondantemente gli effetti derivanti dall’innalzamento delle temperature di uno o due gradi entro tale data, che è il motivo principale per cui si punta alla neutralità.

Secondo i calcoli del noto scienziato e ambientalista (scettico) danese Björn Lomborg, estrapolati dai dati annuali della Iea, l’Agenzia internazionale dell’energia, a tutt’oggi, nonostante gli sforzi e la pressante propaganda di questi anni, il mondo intero ricava l'81% della sua energia dai combustibili fossili, con un calo rispetto al 2010 di appena l’1,8% e dello 0,2 rispetto al 2000. Se si continua di questo passo, spiega Lomborg, non solo nel 2050 non si raggiungerà il target tanto agognato ma ci vorranno altri 351 anni per la neutralità climatica. Insomma, in base alla proiezione calcolata partendo dall’anno 2000 i combustibili fossili verranno eliminati nel 2401. Secondo invece un’altra proiezione calcolata dal 1970 ci vorranno addirittura 9 secoli per dire addio a petrolio, carbone e gas. L’umanità dovrà farsene una ragione fino 2905.

 

 

 

NUMERI CHIARI

Ora di fronte a questi numeri anche il più convinto degli ambientalisti allineati dovrebbe convincersi che per quanti sforzi si facciano raggiungere tale meta nel 2050 è del tutto irrealistico. Uno studio effettuato quest’anno dallo scienziato politico americano Roger Pielke dell’ American Enterprise Institute sui dati dell’Institute Statistical Review of World Energy, ha stabilito che per raggiungere lo zero netto entro il 2050 le energie rinnovabili dovrebbero aumentare di circa 22 ExaJoule ogni anno fino al 2050. E contemporaneamente le energie fossili dovrebbero diminuire di circa 18 ExaJoule ogni anno. In altre parole, spiega Pielke con una certa dose di provocazione, centrare il bersaglio è ancora possibile, basterebbe costruire una centrale nucleare della capacità media di 1,75 GW al giorno fino al 2050, o in alternativa, se non piace il nucleare, installare ogni singolo giorno almeno 2mila turbine eoliche della potenza media di 3 MW. Vi pare praticabile? Evidentemente no, eppure c’è ancora qualcuno, tanta gente, che ci crede e che non prende in considerazione il fatto che per assurdo più sforzi inutili facciamo per raggiungere l’irrealistico obiettivo più facciamo danni a noi stessi e al pianeta.

 

 

 

IL DRAGONE

Per rimanere alle cronache recenti in questi giorni la Cina ha approvato la costruzione di quella che diventerà la diga idroelettrica più grande del mondo. La centrale sarà ubicata in Tibet, nel corso inferiore del fiume Yarlung Tsangpo, ed è stata salutata da Pechino come un passaggio fondamentale per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica del Paese. Effettivamente si tratta di energia pulita, di fonte rinnovabile per eccellenza, ma la costruzione della diga, che tra le altre cose prevede la perforazione di almeno quattro tunnel lunghi 20 chilometri attraverso il monte Namcha Barwa e la deviazione del fiume più lungo del Tibet, causerà lo sfollamento delle comunità locali, altererà significativamente il paesaggio naturale e danneggiare gli ecosistemi locali, tra i più ricchi e diversificati dell'altopiano tibetano. E questo è solo un piccolo esempio, dell’estrazione di minerali fondamentali perla costruzione di batterie per le auto elettriche o per quella delle turbine delle pale eoliche, come il litio, il cobalto e le famose terre rare, si è già detto tutto.

 

 

 

Così come della devastazione delle nostre industrie, come quella automobilistica che non può permettersi un adeguamento così rapido ai nuovi target elettrici imposti e tantomeno lo possono fare i cittadini con le loro tasche. La corsa utopistica alla neutralità climatica ci renderà tutti più poveri, intaccherà seriamente le nostre certezze sociali e politiche, darà più potere a nazioni non democratiche e renderà il mondo decisamente più insicuro.

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