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Italia azzoppata: il caso Stellantis frena la crescita

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«Credo che John Elkann abbia una grande occasione, dimostrare di voler bene al Paese», ha detto ieri il capo di Confindustria, Emanuele Orsini. Non è una frase ad effetto, buttata lì per fare un po’ di teatro. È un dato di fatto. La crisi di Stellantis non è, infatti, una cosa che attiene solo ai rapporti tra il governo e gli eredi dell’avvocato Agnelli, all’impietoso confronto tra la desertificazione delle fabbriche e i dividendi della capogruppo Exor, non ha a che fare solo con le tensioni tra il centrodestra e l’editore dei due quotidiani che da due anni bombardano tutti i giorni l’esecutivo, e neanche riguarda solo la necessità di correggere la rotta di un green deal ideologico che sta creando serissimi problemi all’economia europea.

No. La crisi di Stellantis riguarda principalmente l’Italia e il suo futuro prossimo, che ruota intorno alla ripartenza dell’industria, che da 21 mesi snocciola dati tendenziali col segno meno davanti. Certo, ci sono difficoltà nella siderurgia, nel tessile, nell’abbigliamento, ma è l’automotive che sta affossando la manifattura italiana e che sta zavorrando il pil, finora tenuto a galla dai servizi. Per avere un’idea di quello che sta succedendo basta dare un’occhiata agli ultimi dati che arrivano dalle imprese (...)

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