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Banche, ecco perché al nostro sistema serve un terzo polo

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Bruno Villois
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Il rapporto Censis 2024 riassume lo stato cognitivo del Paese Italia nella continuità nella medietà in cui è intrappolato. Un modus vivendi e operandi che esprime un galleggiamento che a poco è servito in questo inizio di secolo e ancor meno servirà negli anni a venire. A fronte di queste considerazioni derivanti da inoppugnabili fatti che riguardano la deindustrializzazione in corso ormai da 4-5 lustri, il costante calo del reddito procapite disponibile di oltre 10 punti, una scolarizzazione sempre più generica e non in grado di formare quanto domanderebbe il sistema economico, è ancora di un orizzonte mirato ai servizi in cui a dominare è l’attrattività turistica ma anche di businnes. Finora però per quest’ultima c’è riuscita la sola Milano, visto che solo lì si sono insediati molteplici head quarter, competenti per l’intera area mediterranea, a cui è seguito un forte impulso di iscrizioni di studenti stranieri agli atenei meneghini e l’insediamento residenziale di un elevato numero di dirigenti con le famiglie. Puntare su quest’ultimo vasto e redditizio filone sarebbe ideale per ridare impulso al sistema socio economico italiano ma - per riuscirci- servirebbe clonare la capacità milanese di fare, rischiare, innovare e modernizzarsi.

I due principali pilastri per riuscire nell’intento di costituire modelli impostati come quello milanese, necessiterebbero di una classe politica che, come succede a Milano da diversi decenni, sa coalizzarsi sulle soluzioni dei problemi appoggiandosi alla classe dirigente della società civile. Ma servirebbe pure un sistema bancario, i cui capisaldi sono interamente localizzati a Milano, che si dimensionano in parte a livello Ue e in parte mirano a rafforzare il territorio. Ovvero due poli di maggior dimensione, già attivi e in grado di conquistare vertici europei in modo da accompagnare le imprese italiane nella sfida globale, e un terzo, in possibile fase di costruzione da parte di Banco BPM, terza banca italiana, che ha scalato posizioni grazie all’efficientamento gestionale-organizzativo, mettendo al centro del suo core famiglie e imprese di ogni dimensione, con particolare attenzione alle pmi, ottenendo un rafforzamento delle priorità territoriali.

 

La medietà italiana del Censis, è assai differenziata non solo tra Nord, Centro, Sud e Isole, ma anche nelle stesse aree territoriali. Per poter esprimere appieno le sue potenzialità ha bisogno di un pilastro bancario mirato e concentrato sul territorio che disponga, però, delle condizioni di sapersi e potersi affiancare ai due maggiori poli. Un terzo polo bancario che stimoli e supporti le potenzialità delle pmi aumentandone la crescita dimensionale e quindi l’occupazione. Le opzioni in campo da parte di due dei tre soggetti che costituiscono il vertice bancario nostrano, aiuterebbero meglio il sistema socio economico nostrano se Unicredit si indirizzasse esclusivamente a conquistare almeno la seconda o terza posizione in Europa con l’acquisizione della tedesca Commerz e, parimenti, Banco BPM potesse proseguire la costruzione del terzo polo in piena autonomia, come ha fatto finora con l’acquisto del 5% di Monte Paschi e dell’intera Anima. Serve e urge uscire dalla medietà “censisiana”, per facilitarne la svolta: bene che nasca un terzo polo bancario e che si raggiunga il vertice Ue.

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