Dal Fisco 700mila lettere di accertamenti: basta minacce ai contribuenti italiani
Un brutto infortunio quello della valanga di lettere (ben 700mila) che gli italiani stanno ricevendo dall’Agenzia delle Entrate, con un sottofondo implicitamente minatorio, che lascia presagire – pur in assenza di illegalità dimostrate o di contestazioni esplicite – un’attività di controllo e un sospetto di “anomalia” a carico del contribuente, superabile aderendo allo strumento del concordato. Metodo che, come spot promozionale per quest’ultima misura, convince assai poco.
Questo giornale, nel maggio scorso, si batté e vinse – grazie a un positivo intervento correttivo di Giorgia Meloni – contro la possibilità che fosse rimesso in pista il redditometro, pur in qualche modo rivisto o attenuato. Siamo e restiamo contrari – comunque rivestito, mascherato, truccato o travestito – non solo a qualsiasi strumento presuntivo di determinazione del reddito dei contribuenti, ma pure a metodi intimidatori volti a spaventare le persone, a farle sentire sotto ricatto da parte dell’amministrazione finanziaria, a esercitare pressioni indebite.
Molti italiani sono stanchi di questo modo di fare che non può e non deve appartenere alla destra e al centrodestra. Non abbiamo mandato a casa la sinistra tassatrice per continuare ad assistere al solito film. Il capo dell’Agenzia delle Entrate è rimasto lo stesso, e già questo – sia consentito – è politicamente anomalo. Ma non è e non deve essere lui a guidare la politica fiscale del governo: la catena di comando coinvolge il viceministro Leo, il ministro Giorgetti e naturalmente la premier Meloni. Ai quali chiediamo dunque di fermare questa pioggia di letteracce, che otterranno un unico risultato: irritare moltissime partite Iva e dar loro l’idea che – pur essendo cambiato il governo – alcuni meccanismi siano rimasti i soliti.
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La verità (che i tre partiti di centrodestra conoscono fin troppo bene) è che, in materia fiscale, peggio delle tasse c’è solo la prepotenza sulle tasse stesse: l’idea che un fisco occhiuto cerchi ogni espediente per coglierti in fallo, per punirti, per trattarti da suddito. Già siamo un paese fiscalmente sovietico, in cui è sufficiente un reddito annuo di 50mila euro lordi per vedersi applicata la lunare aliquota Irpef del 43%. Mi è già capitato di ricordare nei mesi scorsi che – per dare l’idea di un altro mondo dove i cittadini non sono vessati – negli Usa l’aliquota massima (37%) si applica ai contribuenti che incassino dai 609mila dollari in su (avete letto bene), che diventano 731mila dollari se si presenta una dichiarazione come coppia.
Lì, in altre parole, c’è un incoraggiamento a guadagnare di più e a fatturare di più. Qui in Italia, da decenni, si opera in senso opposto: per punire e scoraggiare chi crea reddito. Basterà ricordare che gli ultimi veri tagli di tasse a favore del ceto medio risalgono ad Alcide De Gasperi e al suo ministro Ezio Vanoni, che pure non si misuravano certo con un bilancio florido. Ma decisero di sostenere fiscalmente le classi medie: e ne scaturì il boom economico che tutti ricordiamo.
In ogni caso, in attesa di una riduzione fiscale per i ceti medi, c’è almeno da sperare che i metodi di riscossione e verifica abbiano un impianto liberale e rispettoso dei contribuenti. Vale la pena di ricordare che, per i dipendenti, tutto è già sotto gli occhi del fisco, che procede con prelievo automatico. Quanto agli autonomi, la fatturazione elettronica ha rappresentato un potentissimo (direi implacabile) strumento di controllo e di emersione. E allora che altro si vuole?
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Anche perché – al contrario – questo governo aveva positivamente parlato e operato nella direzione del “fisco amico”. Non solo: aveva anche iniziato meritoriamente ad abbassare le tasse per le fasce meno elevate.
Gli elettori di centrodestra sono persone serie che non pretendono – domani mattina – una rivoluzione fiscale: ma sperano – anche piano piano, con una prospettiva, un calendario, una tempificazione – che l’azione di alleggerimento fiscale prosegua coinvolgendo pure le fasce di reddito via via superiori. Quella è la strada maestra. Quanto alle vessazioni, pur eventualmente ridotte rispetto alle abitudini della sinistra, esse non devono appartenere all’orizzonte del centrodestra. Confidiamo nella saggezza di chi potrà e dovrà richiamare l’Agenzia a rispettare questi elementari criteri.