
Anche la finanza è stufa dell'inclusività ipocrita

La notizia arriva da Mar-a-Lago, dal resort di Donald Trump. E non è certo un caso. Ma è una notizia che potrebbe segnare l’inizio di un cambio di paradigma nel mondo della finanza, assestando un duro colpo ad uno dei principali canali di propulsione della cultura woke. Azoria Partners, un’importante società che gestisce fondi d’investimento, ha annunciato infatti che a partire dall’anno prossimo lancerà un ETF, cioè un fondo passivo, che escluderà le aziende che nei loro processi di assunzione includono il rispetto dei principi DEI, un acronimo che sta per Diversità Equità e Inclusione.
Fra le aziende nel mirino c’è Starbucks, la catena multinazionale del caffè, che della battaglia liberal ha fatto un caposaldo. In sostanza, oggi una società non viene giudicata dagli operatori di mercato solo per la sua capacità di fare profitto, che era il modello del capitalismo classico, ma anche per la sua capacità di rispondere a criteri che si vorrebbero “etici” ed universali ma sono in verità ideologici e particolari.
"Zuckerberg a cena da Trump". Uno sfregio a Musk: cosa sta succedendo, si ribalta tutto
Per capire l’importanza di questa decisione bisogna però fare un passo indietro. Come è noto la cultura woke, con i suoi principi ideologici estremi, si è affermata rapidamente negli ultimi decenni in tutto l’Occidente. In molti si sono chiesti come sia stato possibile: in fondo le mentalità hanno avuto nella storia umana lunghi periodi di sedimentazione prima di risultare vincenti. Se in questo caso l’avanzata è stata così prorompente e veloce la ragione è dovuta in buona parte al fatto che le élite al potere si sono servite di una leva formidabile che in altri periodi storici non esisteva od era meno sviluppata: quella dell’economia integrata di mercato, la quale si fonda in ultima istanza sulle preferenze del consumatore.
Quella del libero mercato è, come si sa, una situazione ideale, un modello regolativo: nella realtà le preferenze individuali possono essere facilmente contrastate e eterodirette da lobby politiche, culturali, burocratiche. Per una serie di fattori, almeno dagli anni Novanta del secolo scorso, si è creata una saldatura fra le istanze del grande capitale oligopolistico e della finanza, da una parte, e della sinistra liberal, dall’altra. Ciò è potuto avvenire perché spesso i rappresentanti delle élite culturali ed economiche si erano formati fianco a fianco nello stesso clima di contestazione e sovvertimento dei valori occidentali maturato nei campus universitari a partire dagli anni Sessanta. È in questa situazione che la triade Diversità Equità Inclusione è potuta essere elevata a fattore economico discriminante: le società hanno dovuto stilare bilanci sociali ed il valore di un’azienda si è misurato, appunto, non solo sulla sua efficienza ma su quella di rispondere a prefissati criteri extraeconomici.
Nelle aziende si è cominciato ad assumere non per meriti e capacità, ma perché si rappresentava una determinata minoranza o si professava una particolare idea. Ad essere danneggiata è stata la gran massa dei consumatori e dei piccoli azionisti, che si è dovuta adeguare anche quando non condivideva principi che, fra l’altro, cozzavano contro il naturale buon senso e una saggezza accumulata negli anni. James Fishback, uno dei fondatori di Azoria, in un’intervista al Financial Times, ha potuto affermare di voler rappresentare proprio gli azionisti e tutti quegli americani che «indipendentemente dal fatto che abbiano votato o meno per il presidente Trump, non vogliono investire in aziende che gestiscono esperimenti scientifici woke».
Si può dire che il segnale che ci arriva da Mar-a-lago è importante per almeno due motivi. Da una parte, dimostra come la vittoria di Trump abbia rotto degli equilibri consolidati e possa rappresentare un punto di svolta nella lotta ai meccanismi di normalizzazione del pensiero ed esclusione sociale in atto in Occidente da anni. Se non altro, da ora in poi ci sarà un maggiore e più sano pluralismo delle idee. Dall’altra, dimostra come il capitalismo sia un sistema economico capace di emendarsi, di correggere i propri errori di funzionamento, dando voce a consumatori e azionisti. Sono proprio costoro i sovrani assoluti del mercato: con le loro preferenze hanno il diritto di influire sulle scelte comuni.
"Il prossimo presidente?". Barron Trump, un video che fa la storia. ecco la sua voce | Guarda
Dai blog

La Postina con Zanellato diventa Dotta
