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San Marino? Nuovo paradiso per pensionati ricchi: ecco chi può fare bingo

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Claudia Osmetti
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L’hanno detto, l’hanno fatto. San Marino, quel micro Stato arroccato sul monte Titano, chiuso tra Cesena e Urbino, una delle più antiche repubbliche al mondo: adesso meta ambita per il buen retiro dei pensionati (danarosi). Ché è molto più comodo: per ritornare a casa ti basta scendere dalla Rocca (in in meno di due ore d’auto sei a Bologna), la lingua ufficiale è l’italiano ed «è un posto tranquillo, sicuro, con buon clima e cibo», parola di Marco Gatti, segretario di Stato per le Finanze (una sorta di nostro ministro dell’Economia) sammarinese. Nel 2024 San Marino ha concesso 99 nuove residenze atipiche per pensionati. Così sembra una bazzecola: però il rapporto è con una popolazione che è su per giù quella di una piccola cittadina italiana (34mila residenti) e mica si può paragonare ai numeri della Spagna (536 trasferimenti all’anno, per 8mila nostri connazionali che vivono là).
Il dato, tuttavia, resta significativo.

Primo: le residenze atipiche approvate nel 2023 a San Marino sono state 67, circa la metà. Che ci sia una china al rialzo è indubbio. Secondo: che «vogliamo continuare ad attrarre pensionati dall’estero» lo diceva, in primavera, proprio Gatti. Obiettivo raggiunto. E un affare che si sta ingrossando: per il 2025 le statistiche sembrano destinate a crescere (e anche i requisiti per trasferire la pensione a San Marino). La ragione per mettere l’assegno dell’Inps in valigia e scavallare nell’enclave è quella intuibile delle agevolazioni fiscali: un pensionato con un reddito annuo inferiore ai 100mila euro, a San Marino, oggi paga il 6% di tasse; in Italia, con 60mila euro accreditati, la pressione è al 23% per i primi 15mila, sale al 25% fino ai 28mila, al 35% fino ai 50mila e oltre diventa un salasso del 43%. Significa che il risparmio, in saccoccia, è di almeno 14mila euro, e aumenta con gli scaglioni superiori (oltre i 100mila euro l’amministrazione sammarinese, per ora, chiede appena il 3% di imposte).

 


È per questo che la piccola repubblica del Centro punta agli ingressi di sempre più pensionati e ha deciso di “inasprire” sia i requisiti per fare domanda che le clausole fiscali. Fino al 2024 le condizioni per poter richiedere la residenza atipica erano un reddito lordo non inferiore ai 50mila euro o un patrimonio immobiliare valutato non meno di 300mila euro. Non era per tutti, a maggior ragione lo sarà tra qualche mese quando scatteranno i nuovi criteri che prevedono tetti sensibilmente più alti, cioè un reddito lordo minimo di 120mila euro e un “portafoglio immobiliare” del valore almeno di mezzo milione (500mila) euro.

Per quanto riguarda i balzelli c’è da dire che attrattiva, San Marino, lo resta comunque: rimane l’aliquota fissa al 6% (in ogni modo assai più bassa di quelle italiane) per i primi dieci anni di permanenza e con opzioni di rinnovo, ma viene cancellata la soglia del 3% per i paperoni in pensione (anche se qualche situazione estremamente vantaggiosa resiste, per esempio in capo agli ex dirigenti e funzionari di organismi internazionali). Attenzione, l’invito è aperto non solo ai cittadini italiani, ma a tutti quelli europei e anche ai vicini svizzeri. Venghino-signori-venghino.

 

 

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