Carlos Tavares, pioggia di milioni da Stellantis? Ecco tutte le liquidazioni dei top-manager italiani
È semplicemente disgustoso quello che sta accadendo» attacca Matteo Salvini. «Una persona che rischia di chiudere fabbriche e licenziare milioni di dipendenti va via con un bottino di decine di milioni di euro» aggiunge il vicepremier riferendosi alla maxi buonuscita da 100 milioni che Tavares dovrebbe intascare da Stellantis. Una cifra che appare esagerata, soprattutto alla luce dei risultati tutt’altro che esaltanti conseguiti sotto la sua gestione dal colosso nato dalla fusione tra Fca e Peugeot. E non a caso il manager portoghese, al timone dell’azienda dalla sua fondazione, è stato mandato a casa dal cda prima della scadenza del contratto, nella primavera del 2026 (anche se l’azienda parla di dimissioni). Certo, la crisi dell’automotive riguarda tutti i costruttori, a cominciare dalla Germania, dove i metalmeccanici della IgMetall stanno mettendo a ferro e fuoco i dieci stabilimenti di Volkswagen dopo i tagli paventati ai posti di lavoro (almeno 15mila). Ma è altrettanto certo che la cura Tavares ha contribuito a quello che appare un disastro senza precedenti (non per gli azionisti - tra cui la Exor degli Elkann che tra il 2021 e il 2024 hanno incassato dividendi per 16,4 miliardi).
In particolare in Italia: da quando è nata Stellantis, il 16 gennaio 2021, i dipendenti nel nostro Paese sono diminuiti di 10mila unità, da 52.740 a 42.700 addetti. Mentre la produzione negli stabilimenti italiani è calata da 567.525 del 2023 a 387mila auto nei primi nove mesi dell’anno in corso. Anche a livello globale i risultati di Stellantis sono piuttosto deludenti. Le previsioni rilasciate a settembre, che aggiornno al ribasso la guidance per il 2024, vedono un margine operativo (derivante dall’attività ordinaria dell’azienda) tra il 5,5 e il 7 per cento, contro la crescita a doppia cifra stimata in precedenza. E i flussi di cassa finiscono addirittura in territorio negativo in una forchetta compresa tra i -5 e i -10 miliardi. Pure l’andamento in Borsa del titolo ha deluso: dai 27,16 euro per azione del 25 marzo scorso, il titolo ieri, sull’onda della notizia delle dimissioni di Tavares, ha chiuso in calo del 6,3 per cento a 11,75 euro. In sostanza, il valore di mercato si è più che dimezzato in otto mesi. A giustificare i 100 milioni di euro di liquidazione (non ancora confermati dall’azienda) sarebbe una clausola del contratto di Tavares che prevede un indennizzo in caso di risoluzione anticipata. L’anno scorso l’ad di Stellantis si è intascato un compenso complessivo di 23,5 milioni. Dopo le sue dimissioni, è stato nominato un Comitato esecutivo ad interim presieduto da John Elkann.
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Ma quella delle liquidazioni d’oro ai manager delle grandi aziende è una vecchia storia. Il record, ancora imbattuto, spetta a Cesare Romiti, che lasciò la Fiat nel 1998 dopo 24 annidi onorato servizio con un assegno di 101,5 milioni di euro al lordo delle tasse. Paolo Cantarella fu invece liquidato quattro anni dopo l’uscita di Romiti. Malgrado i risultati negativi della Fiat, nel 2002 Cantarella ricevette una buonuscita di 20 milioni di euro lordi. Assunto quando si chiamava ancora Credito Italiano, Alessandro Profumo è stato per 16 anni dirigente di UniCredit, 13 dei quali trascorsi da amministratore delegato, fino al 21 settembre 2010. Il cda decise di sbarazzarsi del banchiere che aveva realizzato la fusione con Capitalia e condotto con successo una campagna di espansione in Europa. Gli fu riconosciuta una buonuscita di 40 milioni, 2 dei quali sono stati destinati da Profumo in beneficenza. Un altro banchiere, Matteo Arpe, è stato coperto d’oro per meno di sei anni di lavoro al vertice di Capitalia. Chiamato dal dominus dell’istituto di credito romano, Cesare Geronzi, quando si chiamava ancora Banco di Roma, come direttore dell’area finanza il 1° ottobre 2001. L’anno successivo nasce Capitalia e Arpe diventa prima direttore generale e poi ad dal luglio 2003. L’enfant prodige della finanza italiana esce di scena il 31 maggio 2007 con una gratifica di 37,4 milioni.
Carlo Buora è diventato ad di Telecom quando il controllo era della Pirelli di Marco Tronchetti Provera, di cui Buora era ad e direttore generale. Quando il presidente di Telecom, Guido Rossi, ha posto l’aut aut sui doppi incarichi, nel 2006 Buora ha lasciato le cariche ricoperte in Pirelli, ricevendo 13,4 milioni di buonuscita, oltre al Tfr. Veniamo a Luxottica. Dopo l’uscita di Andrea Guerra, nel 2014, il gruppo di Leonardo Del Vecchio ha fatto una serie di cambiamenti al vertici, pagando ogni volta robuste liquidazioni. Guerra, che era arrivato dalla Indesit della famiglia Merloni nel 2004, è uscito il primo settembre 2014, dopo aver ottenuto risultati considerati molto positivi, che gli hanno reso anche guadagni superiori ai 100 milioni di euro con le stock option e altri premi in azioni. La buonuscita vera e propria è stata però di 11,39 milioni.
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