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Criptovalute, quanto valgono oggi in Italia: lo studio choc che cambia il quadro

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Non sono valute, come l’euro, il dollaro americano o lo yuan giapponese, perché non sono emesse nè regolate da un’autorità centrale riconosciuta: quindi, non hanno corso legale. Nè sono uno strumento di pagamento perché nessuno può essere obbligato ad accettarle nelle transazioni commerciali. Quindi cosa sono le criptovalute, i criptoasset e le cripto-attività? Si tratta di una particolare forma di investimento: un’alternativa non regolamentata e, per questo, soggetta a elevati rischi. Il Bitcoin - il re indisscusso delle cripto- e le altre criptovalute nascono e si scambiano solamente in forma digitale, tant’è che non esistono in forma cartacea.

In Italia, oggi il mercato delle criptovalute vale già 2,22 miliardi di euro (+64% rispetto a circa un anno fa) e sono 1,35 milioni gli italiani che hanno investito in criptoasset, con una media di 1.600 euro a testa.

 

 

 

A scattare l’istantanea del comparto è stata la Fabi, la Federazione autonoma dei bancari italiani, all’indomani del balzo in alto del valore del Bitcoin e delle altre monete virtuali seguito alla vittoria alle elezioni Usa di Donald Trump che ora tornerà per la seconda volta alla Casa Bianca.

Chi decide di investire i propri risparmi in questo tipo di attività, deve tenere presente sia l’estrema volatilità che le caratterizza, ma soprattutto che in caso di truffa, fallimento o cessazione di attività da parte delle piattaforme che le gestiscono gli utenti non possono contare su un’efficace tutela legale e contrattuale, dunque, c’è il rischio di subire rilevanti perdite economiche.

 

 

 

Questi i principali consigli della Fabi, contenuti nella “Guida alle criptovalute”, realizzata nell’ambito del Mese dell’educazione finanziaria, in cui sono state raccolte anche le indicazioni di Bankitalia e Consob. Ma chi sono quelli che investono in cripto lungo la Penisola? Di certo i Millennial sono i più numerosi (37%), ma detengono importi pari al 39% del controvalore totale, mentre i possessori tra i 40 e i 60 anni, pur rappresentando il 28% del totale, posseggono il 49% del totale investito.

 

 

 

«Senza dubbio le criptovalute sono una delle frontiere più controverse dell’economia moderna, ma anche di un panorama che si presenta con enormi rischi per i risparmiatori. Non possiamo chiudere gli occhi davanti a questa realtà: chi decide di acquistare cripto deve sapere che si tratta di strumenti d’investimento altamente speculativi e non regolamentati. Ciò significa che, in caso di perdite o truffe, non esistono strumenti di tutela legale e contrattuale. Non demonizzo mai le innovazioni» aggiunge Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, «ma sottolineo l’urgenza di un’informazione chiara e completa. Le criptovalute non possono essere affrontate con leggerezza o con la speranza di facili guadagni: serve conoscerne tutti gli aspetti critici, dalla loro estrema volatilità alla mancanza di protezione istituzionale. È necessario che istituzioni e autorità di vigilanza rafforzino il quadro normativo per garantire maggior sicurezza a chi investe».

In termini percentuali, il mercato in cripto-attività più importante risulta saldamente quello degli Stati Uniti, con il 16,58% di quota di mercato a fine settembre 2024, seguito dall’India, con il 9,44% e dal Brasile con l’8,10%. Tra le diverse migliaia di cripto-attività, cioè la quota di mercato relativamente più alta spetta, come detto, di gran lunga ai Bitcoin, che nel tempo hanno raggiunto il 60%, seguiti da Ethereum al 13% circa.

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