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Gruppo Gedi, altolà del Garante: che fine rischiano di fare i dati personali

Andrea Muzzolon
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Altolà dell’Autorità Garante al gruppo Gedi: l’accordo con la società di intelligenza artificiale OpenAI rischia di violare la privacy di migliaia di persone e di andare contro il Regolamento Ue, facendo scattare le conseguenti sanzioni previste dalla legge. È questo il sunto dell’avvertimento formale che il Garante della Privacy ha inviato ieri a Gedi e alle società del gruppo coinvolte nell'accordo siglato lo scorso 24 settembre. Il Garante, nello spiegare il documento recapitato a Gedi, sottolinea come «gli archivi digitali dei giornali conservano le storie di milioni di persone, con informazioni, dettagli, dati personali anche estremamente delicati che non possono essere licenziati in uso a terzi per addestrare l'intelligenza artificiale, senza le dovute cautele».

Il richiamo si è reso necessario dopo i primi riscontri forniti dalla società italiana in merito all’accordo che, a livello pratico, sarebbe dovuto iniziare proprio oggi, 30 novembre. L’accordo fra le parti prevede che l’editore cederà in un’unica soluzione tutti i dati dell’archivio giornalistico delle sue testate e che, da quel momento in poi, ci sarà una comunicazione continua relativa a tutti i contenuti pubblicati.

 

L’Autorità ritiene che i dati trasmessi a OpenAI contengano «un grande volume di dati personali, anche di natura particolare e di carattere giudiziario», ma «la valutazione d’impatto, svolta dalla società e trasmessa al Garante, non analizzi sufficientemente la base giuridica in forza della quale l’editore potrebbe cedere o licenziare in uso a terzi i dati personali presenti nel proprio archivio a OpenAI, perché li tratti per addestrare i propri algoritmi».

Il problema maggiore secondo il Garante della Privacy è che «non appaiano sufficientemente adempiuti gli obblighi informativi e di trasparenza nei confronti degli interessati». In più, secondo la valutazione che l’Autorità ha avuto modo di effettuare, Gedi non è «nelle condizioni di garantire a questi ultimi i diritti loro spettanti ai sensi della disciplina europea sulla privacy, in particolare il diritto di opposizione».

In serata non si è fatta attendere la replica del gruppo: «L’accordo sottoscritto con OpenAI non ha ad oggetto la vendita di dati personali, e non è stato ancora avviato», si è affrettato a specificare Gedi. «L’accordo - spiegano i dirigenti riguarda la comunicazione di contenuti editoriali, derivanti dall'attività giornalistica, e lo sviluppo di nuove e innovative modalità, tali da rendere accessibili i contenuti editoriali anche attraverso strumenti basati sull'intelligenza artificiale».

L’editore chiarisce poi che l’accordo in essere non è ancora stato avviato e pertanto nessun contenuto è stato fornito all’azienda di intelligenza artificiale e «non lo sarà fintanto che non saranno completate le analisi e verifiche in corso». Il gruppo spiega di aver accolto «con interesse e attenzione le valutazioni ricevute e continuerà a interloquire con l'Autorità Garante». Per questo, «il Gruppo auspica che si possa avviare velocemente un confronto costruttivo volto alla tutela degli interessi e dei diritti di tutte le parti coinvolte, per assicurare lo sviluppo di nuove funzionalità e prodotti basati sull'AI».

 

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