Mortadella "regina dei tarocchi": salumi, attenti a cosa portate in tavola
Claudio, un attento lettore di Spesa Libera da anni, mi ha inviato la foto di un salume individuato in un supermercato spagnolo. Si tratta di una improbabile “Mortadela Siciliana”, mortadela e non mortadella, prodotta e commercializzata dalla iberica ElPozo, fondata nel 1954 a Alhama de Murcia, una cittadina di 22mila abitanti. «Possibile?», ci scrive Claudio nel messaggio con cui accompagna la foto della “mortadela” spagnola. E in effetti è possibile eccome. La mortadella è in sesta posizione nella classifica dei dieci cibi italiani più imitati al mondo, guidata da mozzarella e Parmigiano Reggiano.
I più grandi taroccatori di mortadella si trovano negli Stati Uniti e in Argentina. I taroccatori spagnoli arrivano appena dopo. Ma se negli States e in sudamerica c’è poco da fare, perché sia gli Usa sia i Paesi del Mercosur non riconoscono le nostre indicazioni geografiche, in Europa il discorso cambia, anche se ad essere tutelata non è la denominazione “mortadella”, ma Mortadella Bologna che è una Indicazione geografica protetta. Basti dire che da noi esiste la Mortadella di Prato Igp, un insaccato cotto ottenuto da un impasto di carni suine, aglio, sale marino e alchermes, un liquore secco molto usato in pasticceria.
«Tutte le Dop e le Igp hanno la protezione del termine geografico collegato al nome generico, quindi, in questo caso, “Bologna” collegato a Mortadella non può essere utilizzato in nessun mercato in Europa e in nessun altro Paese con cui l’Europa abbia concluso accordi bilaterali», spiega a Libero Gianluigi Ligasacchi direttore del Consorzio tutela Mortadella Bologna. «In alcuni casi», aggiunge, «è protetto solo il termine “Bologna” anche senza riferimento a Mortadella, ad esempio nei casi in cui venga usato per identificare prodotti comparabili con la Mortadella o prodotti che sfruttino la fama della Mortadella Bologna Igp. Mentre il solo termine “Mortadella” non è protetto». Dunque la Mortadella Siciliana della spagnola ElPozo può essere venduta liberamente. Sulla carta perfino in Italia. «Poiché c’è scritto “mortadela siciliana”, non c’è, in pratica, alcun riferimento a Bologna e quindi difficilmente ci si può appellare al fatto che sfruttino la rinomanza della Mortadella Bologna», puntualizza Ligasacchi. «Tra l’altro, anche il claim “100% nacional”, riferito alla carne utilizzata, non è chiaro se è riferito alla carne spagnola o a quella siciliana o italiana. In questo caso, dovrebbe forse essere il Ministero dell’Agricoltura spagnolo o chi è preposto ai controlli dei prodotti agroalimentari, a intimare all’azienda produttrice che quella denominazione e quel claim sono ingannevoli. Il Consorzio potrebbe però fare una lettera di sensibilizzazione all’azienda».
In realtà, lavorando con i motori di ricerca, ho individuato parecchie “mortadelas” fatte in Spagna. Diffusa in più di una catena della grande distribuzione, dopo ElPozo anche la Mortadela Laseca. E a proposito di evocazioni del salume con il toponimo protetto dalla riserva del nome, ho individuato una “Mortadela Bolonia” pubblicizzata anche sul web dalla Carnes Oliver di Albalat dels Sorells, piccolo centro di nemmeno 4mila abitanti nella regione di Valencia. Sempre in Spagna si produce una «Mortadela tipo italiana» (letterale) che esce dal salumificio Montesano. Nulla a che vedere da quel che mi risulta con il comico romano.
Menzione inevitabile, nella top 10 dei grandi tarocchi della mortadella per il Grupo Nahuel che in Argentina produce la “Mortadela Bologna Piamontesa”, promossa sul web con questa precisa denominazione. Negli Stati Uniti, invece, molto diffusa la Mortadella Columbus (scritta correttamente con due elle), «fatta secondo la tradizione italiana», dichiara il salumificio californiano che la produce. E sempre negli Usa si commercializza una “Mortadela Bologna” a marchio Kimby che dovrebbe arrivare dal Costa Rica. Pure questa ennesima copia si presenta come «fatta secondo la tradizione italiana».
Gli Stati Uniti, d’altra parte, rivendicano il diritto di imitare tutte le grandi denominazioni italiane che il potentissimo Consortium for common food names definisce «nomi comuni alimentari». Ma «non è del tutto vero che le indicazioni geografiche non siano protette negli Usa», puntualizza sempre il direttore del Consorzio di tutela della Mortadella Bologna, «poiché alcune denominazioni geografiche hanno registrato i loro marchi negli Stati Uniti, come marchio commerciale e, in molti casi, come marchio di certificazione. Nel caso della Mortadella Bologna, abbiamo certificato il marchio grafico negli Usa, quindi abbiamo una protezione. È vero però che quando abbiamo registrato il marchio, ci hanno chiesto un disclaimer, in pratica, una liberatoria, sul termine “Bologna”, perché lì si usa il termine “Balooney”, che suona simile a Bologna per identificare dei salumi cotti di bassa qualità. E noi, non avevamo la forza di poter spazzare via dal mercato tutti questi prodotti. Così siamo stati costretti a stringere questo tipo di accordo al momento della registrazione del marchio».