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Sorpresa, i risparmi italiani crescono invece di calare: gufi smentiti

Adriano Bascapè
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I salvadanai degli italiani valgono complessivamente 5.732 miliardi di euro: il dato si riferisce al primo trimestre del 2024 ed è in aumento di 271 miliardi (+5%) rispetto all’anno precedente e di oltre 1.000 miliardi (+22%) se confrontato con fine 2019. Se in 12 mesi i risparmiatori hanno accumulato in media circa 22,5 miliardi al mese, a partire dall'era pre-covid la capacità di risparmio mensile si è attestata attorno ai 20 miliardi. «Vuol dire che l'inflazione e la corsa dei prezzi non hanno intaccato la capacità di accumulo da parte delle famiglie del nostro Paese, confermando una tendenza cristallizzata ormai da decenni», scrive il centro studi di Unimpresa che ha elaborato i dati Bankitalia. Sui conti correnti - rileva lo studio - sono parcheggiati 1.120 miliardi. Tuttavia, vi sono non pochi cambiamenti nei comportamenti dei risparmiatori: se fino a qualche anno fa la liquidità e i depositi rappresentavano l’opzione preferita, nel 2024 continua a prevalere un netto ritorno verso strumenti finanziari più redditizi.

Gli investimenti in azioni hanno largamente staccato, in termini percentuali, tutte le altre categorie: a marzo 2024, i risparmi in Borsa valevano il 29,1% contro il 27,3% della liquidità e il 19,6% delle polizze assicurative. Questo cambiamento di rotta riflette una rinnovata fiducia nei mercati, sebbene rimanga forte la preferenza per strumenti a basso rischio e a lungo termine, come polizze e fondi comuni.

 

La liquidità, ovvero i biglietti e i depositi, è pari a 1.564,2 miliardi nel 2024, rispetto a 1.601 miliardi del 2023, con una diminuzione di 36,9 miliardi. All’interno di questa voce, i conti correnti pesano 1.119,2 miliardi nel 2024 contro 1.183 miliardi nel 2023, con un calo di 63,8 miliardi, mentre gli altri depositi vincolati salgono a 444,9.

La voce più rilevante dei portafogli finanziari delle famiglie è rappresentata dalle azioni, che ammontano a 1.666,2 miliardi di euro, pari al 29,1% del totale. Seguono biglietti e depositi, con 1.564,2 miliardi, corrispondenti al 27,3%. Polizze assicurative e prodotti simili sommano 1.122,9 miliardi, equivalenti al 19,6%. I fondi comuni raccolgono 740,5 miliardi, e pesano per il 12,9% del totale. La categoria dei titoli, che include sia quelli a breve che a medio-lungo termine, si attesta a 458,9 miliardi, pari all’8%. Infine, gli altri conti attivi si collocano a 161,7 miliardi, rappresentando il 2,8%.

«I dati sul risparmio e sugli investimenti degli italiani mostrano come la ricchezza privata rappresenti una componente fondamentale per l’economia del Paese. È essenziale che il risparmio, vero motore di stabilità e sviluppo, riceva la giusta attenzione dalle politiche pubbliche: incentivarlo e proteggerlo non significa solo preservare il patrimonio delle famiglie, ma anche offrire una leva cruciale per la crescita economica», spiega il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora. «Tuttavia», aggiunge, «è necessario intervenire sulla struttura fiscale, differenziando tra investimenti di natura speculativa e quelli di lungo termine». Anche perché, conclude Spadafora, «gli investimenti pazienti, orientati a un orizzonte di crescita stabile e sostenibile, devono essere favoriti da un sistema tributario più leggero capace di incentivare chi sceglie di sostenere l’economia reale. Al contrario, le attività di natura speculativa, spesso guidate da logiche di rapido guadagno, meritano un’imposizione più rigorosa e incisiva. Tale distinzione non è solo questione di giustizia fiscale, ma anche di lungimiranza economica: agevolare un risparmio responsabile e costruttivo può consolidare la resilienza del sistema economico e finanziario, trasformando la ricchezza privata in un volano per lo sviluppo».

 

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