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John Elkann, la telefonata a Fontana dopo la fuga dal Parlamento

Antonio Castro
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Al Lingotto - non bastasse la tirata d’orecchie del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni in diretta Tv - la gaffe istituzionale la devono aver annusata nel pomeriggio. E hanno provato a “metterci una pezza”. E così il contestatissimo presidente di Stellantis John Elkann ha alzato il telefono a chiamato il presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Elkann ha ribadito il rispetto del Parlamento spiegando che «la risposta al presidente della commissione attività produttive Gusmeroli nasce dall’osservanza della decisione della Camera di impegnare il governo - attraverso le mozioni approvate dall’Aula- a identificare politiche industriali in linea con l’evoluzione del settore automotive». L’erede della dinastia Agnelli durante la telefonata - fanno trapelare da Montecitorio - ha ribadito «l’apertura al dialogo con tutte le Istituzioni, come da sempre il gruppo fa in tutti i paesi in cui è presente, Italia in primis».

Stellantis, ha assicurato, «rispetta e si adatta alle ambizioni di politica industriale scelte dai paesi dove opera, e si impegna nel rispetto delle regole poste dal legislatore a raggiungere i suoi obiettivi aziendali, sulla base dei fondamentali di mercato, dove la domanda guida l’offerta». Una situazione, ha aggiunto Elkann, che «Carlos Tavares ha già rappresentato in modo chiaro in audizione lo scorso 11 ottobre» e di cui «hanno dimostrato di aver preso piena consapevolezza anche i sindacati come emerso dalle dichiarazioni di oggi». Elkann assicura che Stellantis è «concentrata e determinata nell’affrontare la sfida epocale dell’evoluzione del settore automotive. La transizione si costruisce e si realizza, non si rimanda». Assicurando al presidente Fontana che Stellantis «è un’azienda che opera nel mondo con forti radici in Usa, Italia e Francia, dove Fiat è il primo marchio tra gli altri 15. Stellantis e nata proprio per avere spalle più larghe in un contesto dove la pressione competitiva è aumentata esponenzialmente e dove sono necessari investimenti ingenti».

 



A dirla tutta nei primi 9 mesi di quest’anno le vendite effettive raccontano una realtà differente: per quanto riguarda i principali marchi del gruppo, Peugeot è il più venduto con 54.066 unità (-5,3%), seguito da Opel/Vauxall (-25,2% a 33.949 unità), Citroen (-42% a 22.946), Fiat (-43,7% a 19.825) e Jeep (-9,9% a 10.795). Far di conto tra prendere e avere sarà pure volgare e poco adatto però neppure Elkann si sottrae a rappresentare la “sua” visione economica. «In questi decenni gli stipendi, gli oneri fiscali e previdenziali versati, la bilancia commerciale, gli investimenti fatti e le competenze che abbiamo formato», ha ricostruito il numero uno della conglomerata dell’automotive, «hanno superato di gran lunga i contributi ricevuti in Italia. E lo rivendichiamo con orgoglio, essendo la più importante realtà industriale che opera in Italia. Stellantis da quando è nata (2021) ha investito in Italia 2 miliardi di euro all’anno, siamo a 6 miliardi di euro».

Certo se ci si ferma a fare i conti con Stellantis e si trascurano i decenni della questua periodica Fiat forse sarà pure come dice Elkann. Che a Fontana garantisce più il passato che il futuro: «In questi anni non c’è stato nessun disimpegno in Italia; c’è stato solo un grande sforzo per orientare la nostra attività verso il futuro con prodotti competitivi e innovativi». Forse per evitare tutto questo can can mediatico Elkann avrebbe fatto meglio a sottoporsi al supplizio dell’audizione parlamentare. Forse...

 

 

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