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Pensioni, crolla la balla dei "3 euro" della sinistra: di quanto aumentano davvero

Ignazio Stagno
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Prima della manovra sui giornaloni c’era il mantra dei “tagli” alle pensioni. Dopo la presentazione della legge di bilancio che non taglia proprio niente, è cominciata la litania dell’aumento di soli “3 euro” sulle pensioni minime. Ma le cose stanno davvero così? Proviamo a capire, numeri alla mano, cosa accadrà nel 2025. Da gennaio le pensioni minime aumenteranno dello 2,2% e dell’1,3% nel 2026. Il rialzo si applica sul trattamento minimo prima della maggiorazione, cioè circa 598 euro, a cui va aggiunto l’1% dell’inflazione del 2024, pari a quasi 6 euro. Occhio perché l’inghippo è proprio qui. La sinistra sbandiera l’aumento da 3 euro ovvero da 614 a 617 allo scattare dell’1 gennaio 2025. Ma il dato base su cui vengono calcolati tutti gli aumenti è di 598 euro. Parliamo oggi di 614 euro, il dato del 2024, perché proprio il governo Meloni ha applicato per l’anno in corso una rivalutazione straordinaria al 2,7% per questi assegni. E di fatto, sempre facendo leva sulle cifre, la pensione minima rivalutata solo all’inflazione, ovvero all’1%, crescerebbe fino a 604 euro. Solo con un’altra rivalutazione straordinaria fissata al 2,2% che viene applicata nel 2025 allora l’assegno salirà a 617 euro.

L’aumento non deve essere visto anno su anno, ma bisogna osservarlo alla luce della conferma della rivalutazione extra che porterà tra l’1 gennaio 2024 e l’1 gennaio 2025 19 euro in più al mese nelle tasche dei pensionati che incassano il trattamento minimo. Cosa ben diversa e ingannevole è quella di dire che il “governo ha aumentato le pensioni di 3 euro”. E proprio chi pontifica contro la manovra del centrodestra dovrebbe guardarsi alle spalle e fare mea culpa. Infatti forse nessuno nel Pd o dalle parti di Conte e Fratoianni ricorda quali aumenti sono stati portati nella tasche dei pensionati nei governi di sinistra. Proviamo a rinfrescare la memoria a chi finge di essere smemorato. Nel 2014 l’assegno minimo è a quota 500,88 neuro. Nel 2015 sale di appena un euro attestandosi a 501,89 euro. Nel 2016 addirittura non viene nemmeno toccato e resta immobile sempre a 501,89. E nel 2017? Niente sempre fremo alla stessa quota. Nel 2018 c’è un sussulto: sale a 507,42 euro.

 


Poi nel 2019 a 513,01 euro. Nel 2020 è a quota 515,58, livello che viene mantenuto dal governo giallorosso (ergo con zero aumenti) anche nel 2021. Nel 2022 c’è un balzo a 524,34 euro. Ma è nel 2023 che il governo Meloni con un intervento specifico e con l’adeguamento all’inflazione porta l’assegno a 563,74 euro. Il tutto per poi arrivare a quota 598 nel 2024, grazie anche alla rivalutazione extra che ha portato complessivamente il rateo minimo a 614 euro. Se si considerano gli ultimi 24 mesi, l’assegno delle pensioni i minime è cresciuto di almeno 50 euro. Non proprio 3 euro. Ma non finisce qui. Infatti il ministero del Tesoro, con la nuova manovra per il 2025, ha tolto le ganasce alle rivalutazioni degli assegni che superano il trattamento minimo. Infatti le nuove fasce di perequazione sono così composte: 100% per le pensioni fino a quattro volte (all’incirca fino a 2.100 euro lordi al mese) il minimo Inps, 90% dell’indice di rivalutazione per le pensioni tra quattro e cinque volte (da 2.100 e fino a 2.600 euro lordi) il trattamento minimo; 75% dell’indice di rivalutazione per le pensioni superiori a cinque volte (da 2.600 e fino a 3.100 euro lordi) il trattamento minimo.

Con questo schema una pensione di 1.000 euro al mese aumenterà nel 2025 di 16 euro lordi. Ma vediamo anche le altre fasce. Per le pensioni fino a 4 volte il minimo INPS (2.100 euro lordi) la rivalutazione è al 100% con aumento dell’1,6% (33 euro per la soglia massima); per le pensioni tra 4 e 5 volte il minimo (tra 2.100 e 2.600 euro lordi) l’aumento sarà il 90% dell’1,6%, quindi l’1,44% dell’assegno (37 euro per la soglia massima); per le pensioni oltre 5 volte il minimo (2.600 euro lordi) l’aumento sarà il 75% dell’1,6%, ossia l’1,2% (31 euro per la soglia minima). Infine va ricordato che la rivalutazione non sarà riconosciuta ai pensionati residenti all’estero se i loro assegni superano il trattamento minimo.

 

 

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