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Fitch promuove conti e governo, un altro fiasco per gufi e rosiconi

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Michele Zaccardi
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Il primo a suonare la grancassa è Giancarlo Giorgetti. «I giudizi delle agenzie di rating» dice nella tarda serata di venerdì «sono il risultato dell’azione responsabile di questo governo che si traduce in credibilità per l’Italia».

Ma al titolare del Tesoro si accodano poi altri ministri e diversi parlamentari della maggioranza. Il che è piuttosto comprensibile, perché se non è proprio una promozione, la pagella che Fitch ha diffuso venerdì sera ci somiglia molto. Non solo l’agenzia ha infatti confermato la valutazione sul merito di credito dell’Italia (BBB) ma ha pure migliorato le prospettive da «stabili» a «positive». E soprattutto lo ha fatto a pochi giorni dall’approvazione della manovra, quasi a suggellare la validità delle scelte fatte dall’esecutivo.

«Prevedevano che con il governo di Giorgia Meloni ci sarebbe stato l’isolamento dell’Italia nel mondo. È accaduto il contrario» ha dichiarato il ministro delle Imprese, Adolfo Urso. «Lo spread si è ridotto a 117.4 rispetto alla Germania, cosa che non avveniva da oltre tre anni» ha aggiunto Urso, ricordando che «le agenzie di rating hanno avuto dei giudizi lusinghieri» sul nostro Paese.

 

L’Italia, scrivono infatti gli analisti di Fitch, ha un «piano fiscale credibile» e una «situazione politica stabile» che, se proseguirà, «sosterrà il consolidamento di bilancio». Grazie alla prudenza dimostrata sulla finanza pubblica la «credibilità fiscale» del nostro Paese è «aumentata», anche perché «il bilancio 2025 sottolinea l’impegno del governo a rispettare le regole fiscali dell’Unione europea». «Dalle elezioni politiche del 2022» si legge «l’Italia ha goduto di un contesto politico relativamente stabile, che ha fornito una piattaforma per la pianificazione economica e fiscale di medio termine».

Non solo. Perché a dare adito a un ottimismo piuttosto insolito per l’agenzia di rating ci sono diversi fattori. A cominciare dal fatto che l’Italia «primeggia tra i Paesi dell’Ue nel raggiungimento delle tappe e degli obiettivi dell’iniziativa Next Generation Eu (il Pnrr, ndr)». Il contrario di quanto avvenuto nel recente passato quando, prosegue Fitch, «governi deboli e instabili hanno ostacolato l’attuazione delle riforme, causando uno slittamento dei bilanci e contribuendo all’incertezza degli investitori». Secondo l’agenzia di rating, inoltre, il Pil dovrebbe crescere quest’anno dello 0,7% e il prossimo dell’1,1%.

«L’aumento degli investimenti e della partecipazione al lavoro ha migliorato il potenziale di crescita economica dell’Italia, che storicamente rappresenta un punto debole del rating del Paese» spiegano gli analisti di Fitch. Prospettive di crescita migliori avranno effetti sui conti pubblici, con il deficit del 2024 che dovrebbe attestarsi al 3,7% del Pil per poi calare al 3,2% nel 2025 e al 2,7% l’anno successivo. Per Fitch, già nell’anno in corso, il nostro Paese dovrebbe raggiungere un saldo primario (ovvero al netto della spesa per interessi) in pareggio, un primo, importantissimo, tassello per garantire una diminuzione del debito, che rappresenta ancora il vero punto debole del nostro Paese. Fitch lo prevede in salita al 136,3% nel 2026 per via «degli aggiustamenti stock-flow legati ai crediti fiscali del Superbonus (che ridurranno il gettito quando saranno scontati dalle tasse, ndr), prima di iniziare a scendere al 135,4% nel 2028».

 

Ma a dare ragione dell’esultanza del centrodestra c’è il fatto che il giudizio dell’agenzia statunitense arriva a poche ore di distanza da un’altra convalida dell’operato del governo. Anche S&P, venerdì sera, ha mantenuto il rating dell’Italia a BBB, lasciando invariate però le sue proiezioni. «Le prospettive di crescita del Pil italiano sono rosee» scrivono gli analisti, che stimano per il 2024-2025 un’espansione dell’economia dell’1%, rispetto allo 0,2% nel decennio precedente alla pandemia. Intanto, domani partirà l’iter della manovra, che approderà alla Camera. Per Martedì, invece, il premier Giorgia Meloni ha convocato una conferenza stampa sulla finanziaria.

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