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Banche, tutta la verità sul prelievo

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Gioco delle tre carte, grande bluff o stangata sugli extraprofitti delle banche? Nulla di tutto questo. Il “sacrificio” di circa 3,5 miliardi chiesto dal governo ad istituti di credito e compagnie di assicurazioni per reperire le coperture di alcuni voci di spesa, in particolare le risorse aggiuntive a favore del sistema sanitario nazionale, è sostanzialmente un prestito.

Ma ciò non significa, come sostiene l’opposizione, che si tratta di una presa in giro degli elettori (e della stessa sinistra) che tifavano per la mazzata alle banche dopo gli aumenti dei tassi di interessi sui prestiti scattati negli ultimi anni che hanno messo in difficoltà molte famiglie. Intanto bisognerebbe sempre tenere a mente che a decidere l’aumento del costo del denaro è stata la Bce di Christine Lagarde (che ieri ha finalmente impugnato le forbici per la terza volta pur restando molto cauta sui futuri tagli) e non le singole banche. Questo non toglie, ovviamente, che gli istituti avrebbero potuto essere un po’ più generosi con i clienti nella remunerazione dei depositi, rinunciando ad un po’ di quei margini tra interessi attivi e passivi che gli hanno consentito di fare ottimi utili negli ultimi due anni.

Detto ciò, i fan delle tasse non dovrebbero essere così delusi e la sinistra forse dovrebbe smetterla di accusare il governo di essere stato tenero con la finanza. Restando in tema di prestiti, abbiamo visto sulla nostra pelle quanto costa chiedere anticipi di denaro. Per le banche il discorso non cambia. Anche loro quando hanno bisogno di liquidità devono pagare fior di interessi ad altri istituti, alla Bce o al mercato, attraverso l’emissione di obbligazioni. Pensare che un prestito di 3,5 miliardi a costo zero per due anni sia indolore per il mondo del credito e delle polizze significa quindi non saper far di conto. Ma cerchiamo di capire meglio quali sono le misure introdotte dal governo (..)

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