John Elkann esalta lo "spirito Fiat"? Stroncato anche da Joe Biden
Serve avere fiducia perché con le polemiche, i rancori e i protagonismi non si risolve nulla. In più bisogna essere fieri ed orgogliosi del cosiddetto “spirito Fiat”, citato ieri proprio dal presidente di Stellantis, John Elkann, «quello spirito che non ha mai temuto di confrontarsi con il futuro, con l’innovazione e con la concorrenza. Questo il succo del discorso fatto ieri dal nipote di Gianni Agnelli all’incontro per il 50esimo anniversario del Gruppo Dirigenti Fiat, in quel di Torino.
«C’è chi in questi mesi, in questi giorni, sembra poco disposto a riconoscere i meriti di tutti coloro - dipendenti, collaboratori e anche voi, dirigenti - che hanno contribuito, sempre, a superare le sfide e a raggiungere straordinari risultati nei 125 annidi storia del nostro Gruppo» ha poi aggiunto il presidente del colosso francoitaliano dell’automotive, «ma noi conosciamo, e voi più di tutti, quale è la realtà: con le polemiche strumentali, i rancori, i protagonismi non si risolve niente. Non si costruisce nulla. Oggi, come è accaduto in ognuno dei momenti difficili della nostra storia, intendiamo affrontare i problemi lavorando seriamente, insieme alle nostre persone e contando sugli elementi fondamentali dello “spirito Fiat”: coraggio per superare le difficoltà; intraprendenza per costruire il futuro; e senso di responsabilità verso le comunità a cui siamo legati».
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Un bel discorso, non c’è che dire, peccato che arrivi esattamente nel giorno in cui il gruppo ha annunciato ai sindacati un nuovo stop, per il mese di novembre, per alcuni impianti in Italia (Pomigliano d’Arco, Termoli e Pratola Serra). A questo ci sono poi da aggiungere i pessimi dati relativi alle consegne globali crollate del 20% (1.148mila unità) nel III trimestre di quest’anno, così come le vendite ai clienti finali che si sono ridotte del 15 per cento. Il calo più deciso si è verificato in Nord America, dove le consegne sono diminuite di ben 170mila unità. E come se tutto ciò non bastasse ancora, è poi arrivata un’altra stangata: l’abbassamento dell’outlook da parte dell’agenzia di rating Moody’s che è passato da stabile a negativo. Insomma, un altro, ennesimo devastante uragano per il colosso Stellantis. Che ancora una volta spaventa, irrita e colpisce in primis gli operai delle fabbriche (in Italia sono invece per lo più in Cassa, ndr), ma pure i mercati, gli investitori e persino la Casa Bianca.
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Altro che “spirito Fiat” e fiducia nello storico marchio! «Rispetti gli impegni con il sindacato e le comunità locali» ha sottolineato la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre (leggasi il presidente Joe Biden) durante il briefing di ieri, «vogliamo che il gruppo rispetti gli impegni assunti con Uaw - il fortissimo sindacato americano dei lavoratori dell’industria automobilistica - riguardo all’annuncio dell’azienda di spostare parte della sua produzione in Messico».
Tornando in Italia, davanti a questo scenario assai buio, i sindacati non ci stanno e per domanii hanno proclamato uno sciopero del settore auto. Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: «C’è una piena convergenza del sistema Paese nel chiedere a questa multinazionale di investire laddove è nata e quindi di rafforzare il sistema produttivo del nostro Paese» ha spiegato, «ci devono presentare un piano altrimenti diamo senza avere certezza che quel che diamo serva al rilancio industriale e alla salvaguardia occupazionale» ha aggiunto Urso alla Camera, dove proprio ieri si è votata una mozione su Stellantis e sull’automotive. «È ora di cambiare subito. Stellantis investa in Italia, l’Europa preservi l’industria». Vedremo se le reazioni arrivate da ogni angolo del mondo, faranno sì che Stellantis, guidata da Carlos Tavares, cambi finalmente marcia, e si rimetta in carreggiata.
Per ripartire secondo lo “spirito Fiat”.