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John Elkann si ritira da Repubblica: cosa cambia ora

di Salvatore Dama venerdì 4 ottobre 2024

3' di lettura

Rivoluzione a Repubblica. Lascia il direttore Maurizio Molinari, lascia l’editore. Nel senso che John Elkann non sarà più il presidente del gruppo Gedi, che rimane comunque sotto il controllo dell’azionista Exor, cioè gli eredi Agnelli. E sono cambiamenti tutt’altro che inattesi. Perché Molinari, negli ultimi mesi, era andato più volte in conflitto con il comitato di redazione del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. E perché l’ultima rottura - uno sciopero di due giorni proprio mentre era in corso l’Italian Tech Week di Torino, evento molto caro a Elkann - ha spinto la proprietà a cambiare.

Curioso, ma non imprevedibile, l’addio del presidente di Stellantis. Una mossa che sembra dare ragione alle voci che corrono da un po’. Quelle sul progressivo disimpegno dell’ex gruppo Fiat dall’Italia, unito in una cordata di marchi (Chrysler, Citroen, Opel, Peugeot, tra gli altri) e con sede in Olanda. Stellantis in futuro potrebbe parlare sempre più francese se dovessero trovare conferma i rumors su una fusione con Renault. Che ne sarebbe allora degli stabilimenti produttivi italiani? E, soprattutto, cosa se ne farebbe Exor del gruppo Gedi, cattedrale laica del giornalismo italiano, da taluni volgarmente considerato un mero strumento di pressione politica? Ecco, se il futuro è incerto, il presente è chiaro. Da lunedì 7 ottobre Repubblica cambierà direzione e board: Mario Orfeo sarà il nuovo direttore della testata al posto di Maurizio Molinari, che resterà collaboratore ed editorialista. Elkann rimane azionista attraverso Exor. Al suo posto diventa presidente Maurizio Scanavino, che lascia la carica di ad a Gabriele Comuzzo. La comunicazione è arrivata ieri al cdr di Repubblica. Il comitato di redazione era ancora riunito, mentre il sito già dava la notizia del cambio di direzione.

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È noto che i rapporti tra il direttore uscente e la redazione fossero complessi. Più volte i giornalisti di Repubblica erano usciti allo scoperto pubblicando sulle colonne del giornale dolorose note del cdr in cui lamentavano le difficoltà riscontrate a volte col direttore, a volte con l’editore. Nei mesi scorsi Molinari era stato sfiduciato dalla redazione. Visioni divergenti. Soprattutto sulla politica estera. Soprattutto sui temi connessi alla crisi mediorientale, sui quali evidentemente direzione e corpo redazionale avevano (hanno) sensibilità differenti. L’ultimo episodio in ordine di tempo, che stavolta ha scontentato l’editore, riguarda l’Italia Tech Week di Torino. Elkann teneva tantissimo a dare massima diffusione al suo incontro con Sam Altman, ceo di OpenAI. E invece Repubblica era in sciopero.

Si cambia allora. Dalla Rai arriva Mario Orfeo ed è un ritorno. Il giornalista è cresciuto professionalmente a Repubblica fino a diventarne caporedattore centrale. Dopodiché ha diretto Il Mattino e il Messaggero. Per poi proseguire la sua carriera in Rai, dove è stato direttore generale e ha guidato il Tg1 e, in ultimo, il Tg3. E torniamo all’editore. Dalla nota ufficiale di Elkann non traspare l’intenzione di un disimpegno. Anzi: «Gedi oggi è uno dei protagonisti europei della trasformazione digitale, con un perimetro di attività chiaro, centrato su intrattenimento e giornalismo di qualità. I cambiamenti organizzativi annunciati permetteranno maggiore focalizzazione e rigore nella gestione del Gruppo», dichiara l’ad di Exor commentando le novità societarie. Prossime mosse, precisa, saranno «la trasformazione digitale» e «un miglioramento dei risultati economici attraverso una rigorosa gestione aziendale». Vuol dire tagli? Chi lo sa. Uno dei primi a intervenire sul caso è Carlo Calenda. Il leader di Azione prevede il futuro: Elkann «venderà». E lo farà «appena sarà uscito dall’automotive, un poco prima o un poco dopo». Calenda ha sempre accusato la sinistra e il sindacato di essere troppo teneri con le politiche di Stellantis per non far dispiacere «gli amici» di Repubblica. Ma alla fine pure loro finiranno come la Fiat, è la fosca previsione del leader centrista.

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