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Repubblica, ecco il (vero) giorno in cui è finita la direzione Molinari: il retroscena

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Un terremoto ai vertici di Repubblica. Cambia tutto. Fuori il direttore, Maurizio Molinari: al suo posto, da lunedì 6 ottobre, ecco Mario Orfeo (ex direttore del Messaggero, del Tg3, nonché ex caporedattore centrale proprio di Repubblica). E anche John Elkann lascia la presidenza del gruppo Gedi: al suo posto ecco l'ormai ex ad del gruppo, Maurizio Scanavino, storico amico e braccio destro di John Elkann. Molinari, secondo quanto si apprende, resterà a Repubblica in veste di editorialista, con tutta probabilità dagli Stati Uniti.

Il cambio dei vertici del quotidiano è il culmine della lunga protesta della redazione contro direzione, Gedi e la concessionaria pubblicitaria: l'ultimo atto di questa battaglia risale al 25 e 26 settembre scorsi, i due giorni di sciopero proclamati da Repubblica (che si erano andati ad aggiungere ad altri scioperi caduti nei mesi precedenti).

Prima dell'ultimo sciopero, la redazione aveva protestato per quelle che erano state descritte come "gravi ingerenze nell'attività giornalistica da parte dell'editore, delle aziende a lui riconducibili e di altri soggetti privati". Entrando nel dettaglio, la protesta riguardava un inserto del quotidiano nel quale venivano proposte interviste promozionali e celebrative a figure di aziende che gravitavano attorno a un evento organizzato da Gedi. Articoli che, spiegava la redazione, non erano stati segnalati correttamente ai lettori, insomma non era stato messo in chiaro che fossero contenuto sponsorizzati. Quegli articoli, denunciava la redazione, sarebbero stati imposti dal fondo di proprietà della società Exor che organizzava l'evento. 

 

Di seguito, vi proponiamo il comunicato integrale di Repubblica pubblicato lo scorso 24 settembre, alla vigilia dell'ultimo sciopero

L'assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Repubblica indice uno sciopero di due giorni - 25 e 26 settembre - per protestare contro le gravi ingerenze nell'attività giornalistica da parte dell'editore, delle aziende a lui riconducibili e di altri soggetti privati avvenuti in occasione dell'evento Italian Tech Week. Da tempo denunciamo i tentativi di piegare colleghe e colleghi a pratiche lontane da una corretta deontologia e dall'osservanza del contratto nazionale.

La direzione ha il dovere di apportare ogni correttivo e presidio possibile per rafforzare le strutture di protezione della confezione giornalistica di tutti i contenuti di Repubblica, tema sul quale nei mesi scorsi è già stata votata una sfiducia all'attuale direttore.

Ma ci rivolgiamo anche all'editore - e non padrone - di Repubblica John Elkann affinché abbia profondo rispetto della nostra dignità di professionisti e del valore del nostro giornale, testata con una propria storia e identità che non può essere calpestata. La democrazia che ogni giorno difendiamo sulle nostre pagine passa anche dal reciproco rispetto dei ruoli sul posto di lavoro.

Ci appelliamo infine alle nostre lettrici e ai nostri lettori: questa redazione non ha mai venduto l’anima. E non sarà mai disposta a farlo.

 

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