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Pensioni 2025, dal 1° gennaio cresce l'importo degli assegni: di quanto e per chi

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Ignazio Stagno
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Le pensioni sono uno dei nodi principali da sciogliere nella prossima manovra. Nessuno parla di tagli, ma la legge di Bilancio e ancora prima il piano strutturale per la manovra saranno importanti per capire gli importi del 2025 erogati dall'Inps. Per comprendere cosa accadrà bisogna partire dalle parole di Giorgia Meloni che, intervistata da Paolo Del Debbio a 4 di Sera, ha spazzato via il terrorismo mediatico della sinistra confermando la piena rivalutazione degli assegni previdenziali fino a 4 volte il minimo come già avvenuto nel corso di questo 2024. Ma il premier è andato oltre ricordando anche gli interventi sulle pensioni minime garantendo una rivalutazione al 120% per le pensioni minime, che sono cresciute in modo significativo. Con le parole del premier, che di fatto ha confermato il sistema degli scaglioni, ecco dunque che si possono cominciare a fare delle stime su quello che potrebbe accadere a partire dall'1 gennaio.

TASSO D’INFLAZIONE
Il tasso di inflazione per questo anno potrebbe attestarsi intorno all'1,6 per cento. Una soglia più bassa rispetto all'inflazione registrata lo scorso anno intorno al 5,7 per cento. Di fatto gli assegni saliranno, ma con un incremento ridotto rispetto ai cedolini pagati lo scorso 1 gennaio 2024. Insomma, da Capodanno sul fronte delle pensioni minime potrebbe esserci un aumento di 9,57 euro e gli assegni potrebbero toccare i 614,77 euro con un incremento su base annua, spalmato su 13 mensilità, di circa 120 euro. Per gli altri assegni, lo schema che potrebbe essere confermato è questo: fino a 4 volte il minimo, indicizzazione 100%, fra 4 e 5 volte il minimo indicizzazione 85%, tra 5 e 6 volte il minimo indicizzazione al 53%, tra 6 e 8 volte il minimo indicizzazione al 47%, fino a 10 volte il minimo, indicizzazione al 37%; oltre 10 volte il minimo indicizzazione al 22%. Un sistema che permette di "premiare" gli importi più bassi e dunque di dare più ossigeno alle tasche di chi ne ha più bisogno.

 


Ma le novità previste per il prossimo anno potrebbero riguardare anche il tasso di inflazione stimato per l'anno 2023 che, come detto, si attestava intorno al 5,7 per cento. Il decreto del Mef che ha cambiato gli importi a gennaio scorso ha fissato la stima primaria dell'inflazione al 5,4 per cento. E come avviene ogni anno, sarà lo stesso Mef a bollinare il tasso definitivo per il 2024. In questo caso, con una variazione in eccesso, i pensionati hanno il diritto a un "recupero" sugli assegni che verranno erogati a partire dall'1 gennaio 2025 con il relativo conguaglio. Un meccanismo che automaticamente fa lievitare le pensioni allineate al tasso di inflazione dell'anno precedente con una correzione in corsa. Cosa già accaduta, ad esempio, a inizio di questo anno con un recupero dello 0,8 per cento sugli assegni per colmare la differenza tra il 7,3 per cento e l'8,1 sull'anno 2023.

Il combinato disposto della rivalutazione e dell'adeguamento al tasso dell'inflazione finale sul 2024 potrebbe portare ad aumenti su base mensile fino a 17 euro che su 13 mensilità, circa 221 euro in un anno. E per capire nel dettaglio cosa potrebbe accadere, basta dare un'occhiata agli aumenti dello scorso anno: una pensione di 2.500 euro, ad esempio, ha goduto di un incremento di 17 euro; una di 3.000 euro ha avuto diritto a 12,72 euro in più. Chi incassa una pensione di 3.500 euro ha avuto un aumento di 13,16 euro e 14,80 euro al mese in più per chi ha una pensione di 5.000 euro. I pensionati con assegno di 6.000 euro hanno incassato quindi un aumento pari a 15,36 euro al mese. Tutte cifre che in un anno possono portare a più di 200 euro nelle tasche di chi percepisce un assegno previdenziale, considerando nel calcolo anche l'eventuale tredicesima.
 

OPPOSIZIONE ABBATTUTA
Insomma, le sirene di Schlein & Co. su catastrofi sulle tasche dei pensionati sono state smentite dal governo. «Le parole son sempre parole. Poi nei fatti sappiamo che vogliono intervenire nuovamente tagliando le pensioni. Noi vigileremo perché questo non accada», ha tuonato la segretaria del Pd. Ma a quanto pare coloro che sperano nelle cesoie per raccattare qualche voto in più e speculare su chi è più in difficoltà potrebbero restare a bocca asciutta. In questa direzione le parole del ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti sono state molto precise: «Le pensioni, come tutte le altre voci di spesa, saranno trattate, ho letto tante cose di fantasia. Se ne parlerà anche nel piano strutturale». Altra batosta sulla narrazione "fantasy" che piace tanto ai progressisti.

 

 

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