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Stellantis agli operai: "Il lavoro c'è, in Polonia"

Attilio Barbieri
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Stellantis propone di rientrare al lavoro a una decina di operai carrellisti dello stabilimento piemontese di Mirafiori. Ma non in Piemonte. In Polonia. Precisamente nello stabilimento di Thychy, nel voivodato della Slesia, l’impianto dove si producono la nuova Fiat 600, la Jeep Avenger e l’Alfa Romeo Junior. Il trasferimento fuori sede è volontario, nel senso che nessuno è obbligato ad aderire alla proposta dell’azienda, anche perché lunedì, dopo oltre un mese di stop, a Mirafiori torneranno ad aprirsi i cancelli, anche se non per tutti i dipendenti ex Fiat.

Resta però l’amaro in bocca. Il lavoro negli impianti italiani di Stellantis è appeso a un filo, mentre nelle altre province dell’impero delle quattro ruote guidato da Carlos Tavares e John Elkann, gli operai non bastano. Il gruppo parla di bufala. «Sono state strumentalizzate decisioni aziendali assunte nell’interesse delle persone in questa complessa fase di mercato e transizione», fa sapere un portavoce dell’azienda, «è una vera e propria fake news che i lavoratori di Stellantis siano vittime di un ipotetico, addirittura violento, ricatto al fine di trasferirli a lavorare in Polonia. Al contrario, si tratta di una proposta su base volontaria a una decina di colleghi della logistica, per una trasferta temporanea di massimo due settimane, adeguatamente remunerata». E sempre secondo il portavoce di Tavares «si tratta di una prassi consolidata per il gruppo in tutti gli stabilimenti a livello globale». Peccato che negli impianti italiani non manchi la manodopera. Anzi, semmai c’è il problema contrario; ce n’è troppa per le produzioni necessarie a soddisfare la domanda.

 

 

 

E resta alto l’allarme dei sindacati. «Dopo l’annuncio del governo sui nuovi incentivi ci aspettavamo un settembre in ripresa. Invece continuano le fermate produttive, l’uso massiccio di cassa integrazione e le richieste ai lavoratori di trasferimenti volontari anche all’estero», afferma il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. «Diecimila posti di lavoro persi negli ultimi anni non sono stati sufficienti ad arrestare questo declino», aggiunge, «la strategia di Stellantis è fallimentare e non può continuare così. Siamo ancora in tempo per bloccare un disastro occupazionale e industriale. Chiediamo l'intervento urgente e diretto alla presidente del consiglio Meloni prima che sia troppo tardi. Senza risposte sarà mobilitazione generale», conclude Palombella.

 

 

 

Anche i metalmeccanici della Cisl sono preoccupati. «È aumentato il ricorso alla cassa integrazione in tutti gli stabilimenti Stellantis», afferma Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim, «e la situazione più preoccupante perché inaspettata è quella della Sevel, dovuta al calo dei volumi dei veicoli commerciali». Il sindacalista torna a lanciare l'allarme sull’esaurimento nel 2025 degli ammortizzatori sociali: «Senza questo salvagente», spiega, «circa 25mila posti di lavoro sono a rischio tra Stellantis e l’indotto».

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