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La Germania non si ripiglia più: un altro pesantissimo flop, cosa accade in queste ore

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Luigi Merano
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A poche ore dal dato Ifo sulla fiducia delle imprese, che ha registrato ad agosto il quarto calo consecutivo dell’indice, per i tedeschi (e per le speranze del socialista Olaf Scholz di acciuffare il prossimo anno il secondo mandato), arriva un’altra doccia gelata. L'indice GfK, che misura il livello di fiducia dei consumatori tedeschi nell'economia, nelle previsioni per settembre prevede un calo di 3,4 punti a -22 punti rispetto al mese precedente (rivisto a -18,6 punti). I risultati sono pubblicati congiuntamente da GfK e dall'Istituto di Norimberga per le decisioni di mercato (NIM), fondatore di GfK.

Dopo la ripresa del mese precedente, il sentimento dei consumatori in Germania subisce dunque «una grave battuta d'arresto». Le aspettative economiche e di reddito «registrano perdite notevoli e anche la propensione all'acquisto scende leggermente. Mentre la propensione al risparmio aumenta, il clima dei consumatori diminuisce», si legge nel rapporto. La scarsa fiducia «risente attualmente soprattutto del crollo delle aspettative di reddito». E anche il leggero aumento della propensione al risparmio di 2,7 punti è un segnale che indica una visione pessimistica sul futuro. «A quanto pare, l'euforia dei consumatori tedeschi innescata dai Campionati europei di calcio è stata solo una breve fiammata ed è svanita dopo la fine del torneo. Inoltre, le notizie negative sulla sicurezza del lavoro rendono i consumatori più pessimisti e una rapida ripresa del sentimento dei consumatori sembra improbabile», spiega Rolf Buerkl, esperto di consumi presso il Nuremberg Institute for Market Decisions, che compila l'indice insieme a Gfk. «I tassi di disoccupazione in leggero aumento, l'incremento delle insolvenze aziendali e i piani di riduzione del personale in varie aziende tedesche», aggiunge l’economista, «stanno facendo preoccupare i dipendenti per il loro posto di lavoro. Le speranze di una ripresa economica stabile e sostenibile devono quindi essere ulteriormente rimandate».

E siccome piove sempre sul bagnato, ieri è arrivata anche la conferma del cattivo andamento del Pil nel secondo trimestre dell’anno. Secondo l’istituto di statistica Destatis, dopo il leggero aumento del trimestre precedente, «l'economia tedesca ha rallentato nuovamente in primavera», con una frenata dello 0,1%, ha commentato Ruth Brand, presidente dell'istituto. I dati confermano la stima iniziale di Destatis di fine luglio, che aveva sorpreso negativamente i previsori, tra cui la Banca Federale Tedesca, che avevano previsto una leggera crescita tra aprile e giugno. Al contrario, la zona euro ha registrato una crescita del Pil dello 0,3% nell'ultimo trimestre, superiore alle previsioni. Gli indicatori, del resto, sono tutti negativi. La produzione manifatturiera è scesa dello 0,2%, in un settore che da diversi trimestri soffre per gli alti costi dell'energia, la debolezza della domanda interna e le difficoltà del commercio internazionale in un contesto geopolitico teso. Gli investimenti in attrezzature - in particolare macchinari, elettrodomestici e veicoli - sono diminuiti del 4,1% rispetto al trimestre precedente, e in misura minore quelli in costruzioni (-2,0%). Neanche il commercio estero ha aiutato, con un calo delle esportazioni dello 0,2%. Mentre la spesa per i consumi è scesa dello 0,1% e quella pubblica è aumentata dell'1%. Insomma, un disastro.

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