Pensioni, occhio agli assegni di settembre: cosa cambia tra cinque giorni esatti
Il prossimo sarà un mese chiave per chi percepisce una pensione. Dalle proiezioni sul 2025, ai rimborsi Irpef e fino al Red, si annuncia un settembre da cerchiare in rosso. In questi giorni l’Inps sta rilasciando il cedolino delle pensioni che verranno accreditate a settembre. E proprio nel prossimo rateo, come già accaduto in questi mesi estivi, potrebbero esserci novità sugli importi. Tutto ruota attorno alla dichiarazione dei redditi. Chi non ha ricevuto un incremento sull’assegno nelle mensilità di luglio e agosto troverà un accredito più pesante proprio il prossimo mese. Il motivo del ritardo è tutto nelle tempistiche della presentazione del 730. Per ottenere ad esempio il rimborso Irpef nel mese di agosto, bisogna rispettare una scadenza precisa. Il modello deve essere stato consegnato entro il 31 maggio con i risultati finali consegnati entro il 15 giugno. Infatti, a differenza ad esempio degli stipendi, l’accredito del rimborso arriva dopo due mesi e non dopo 30 giorni circa come per le buste paga. Rischiano già lo slittamento a settembre tutti coloro che hanno inviato la dichiarazione dei redditi tra il 1° e il 20 giugno. Infatti il prospetto definitivo in questo caso arriva a destinazione entro il 29 giugno.
E su questo fronte va ricordato che per chi attende un rimborso che supera i 4.000 euro allora sarà necessario un controllo aggiuntivo dell’Agenzia delle Entrate che inevitabilmente allunga i tempi di accredito. Per chi ha invece consegnato il modello 730 dopo il 20 giugno di fatto arriva in porto entro il 23 luglio. E qui ci potrebbe essere un ulteriore slittamento all’autunno. Si va a novembre o dicembre per tutti coloro che al posto del 730 hanno preferito utilizzare il modello Redditi Pf. Ma attenzione, in questo caso l’accredito arriva direttamente da parte delle Entrate e dunque non va a confluire sul rateo. A questo punto però arrivano le note dolenti. Infatti qualcuno a settembre potrebbe trovarsi qualche euro in meno sul rateo. Stiamo parlando di quei pensionati che potrebbero avere un debito proprio col fisco. In questa categoria rientrano tutti coloro che dichiarano un reddito aggiuntivo oltre a quello previdenziale. In questo caso potrebbe risultare una quota di Irpef da versare rispetto a quella già trattenuta per l'anno di imposta 2023. In questo caso le tempistiche per il versamento dell'Irpef saranno le stesse che vengono utilizzate per il credito ma con la differenza, non da poco, che è possibile versare quanto dovuto con numerose rate. A questo punto chiariamo che le trattenute sul rateo di settembre saranno applicate a tutti i pensionati che hanno già subito il conguaglio nel mese di agosto ma avendo scelto di restituire il debito a rate dovranno pagare fino a novembre. Inoltre lo stessa procedura riguarderà coloro che hanno inviato la dichiarazione dei redditi tra il 21 giugno e il 15 luglio, per i quali la trattenuta può essere pari all’intero importo del debito oppure a un terzo nel caso in cui nel modello 730/2024 sia stata data indicazione di volerlo pagare a rate. Qui di seguito ricordiamo poi le finestre autunnali per gli accrediti del rimborso Irpef: ottobre, per chi ha presentato la dichiarazione dei redditi tra il 21 giugno e il 15 luglio, novembre, per chi ha presentato la dichiarazione dei redditi tra il 16 luglio e il 31 agosto e dicembre, per chi ha presentato la dichiarazione dei redditi tra il 1° settembre e il 2 ottobre.
Per controllare gli importi sarà sufficiente verificare il cedolino sul portale MyInps nella propria aria personale accedendo con Spid. Ma le novità non finiscono qui. A settembre si avrà anche un quadro più chiaro sia sulle modalità d'uscita anticipata previste per il 2025 sia sulle rivalutazioni degli assegni. C'è attesa infatti per la nota di aggiornamento al Def, con cui si avrà un quadro definitivo su quanti fondi ci sono a disposizione per attuare le misure del programma di governo. Le misure misure in scadenza il 31 dicembre prossimo sono Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna. Attenzione anche al tasso di inflazione che potrebbe incidere sulle quote di rivalutazione di gennaio 2025. Il tasso stimato si aggira intorno all'1,6% (rispetto all’8,1% del 2023 e il 5,4% del 2024). Una quota che potrebbe permettere all'esecutivo un esborso calmierato per adeguare gli assegni al costo della vita, liberando così risorse su altri fronti previdenziali come ad esempio i piani di uscita che possono lenire gli effetti della Fornero. Staremo a vedere, ma occhi puntati su settembre.