Pensioni, Quota 103 non sfonda: cosa cambia nel 2025
Il tiraggio di Quota 103 potrebbe essere molto sotto le stime del governo. E il costo inferiore potrebbe permettere una conferma della misura anche per il 2025. Secondo quanto risulta all’Ansa, infatti, l’Inps ha ricevuto finora circa 7mila domande di accesso sulle 17mila previste per il 2024. Visto che è probabile che il 20% venga respinto, alla fine dell’anno il numero delle uscite anticipate potrebbe essere la metà delle stime del governo. A frenare l’attrattività della misura che consente di andare in pensione con 62 annidi età e 41 di contributi è stato il ricalcolo tutto contributivo dell’assegno, con una penalizzazione piuttosto pesante.
In ogni caso, il dato delle uscite inferiore alle attese arriva mentre si apre il cantiere pensioni, con la Lega che spinge per introdurre Quota 41: uscita a 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica. Di certo, però, per avere un quadro più preciso bisognerà aspettare la prossima settimana, quando ci sarà il vertice di maggioranza.
Anche se da più parti si mette l’accento sulle prospettive negative dell’evoluzione demografica. Sul tema è intervenuta ieri la Cgia di Mestre, che ha lanciato l’allarme sul sorpasso nei prossimi anni del numero delle pensioni su quello dei lavoratori, proprio a causa della curva demografica che dovrebbe portare al pensionamento di 2,9 milioni di lavoratori entro il 2028. Una parte dei quali potrebbe non essere rimpiazzata, segnala la Cgia, per la mancanza di giovani. Anche se, va ricordato, che la partecipazione, soprattutto femminile, al mercato del lavoro sta aumentando.
Quanto al possibile sorpasso, il confronto andrebbe fatto non tanto con le singole pensioni (22,7 milioni nel 2022) quanto con il numero dei pensionati (che spesso percepiscono più assegni) che sono circa 16,1 milioni a fronte di 23,1 milionidi lavoratori in media nel 2022 e quasi 24 milioni (23,949 milioni per la precisione) a giugno 2024.
Tornando alla manovra, per prorogare Quota 103 anche nel 2025 con il ricalcolo contributivo potrebbe essere sufficiente il 70% delle risorse stanziate per quest’anno dalla legge di Bilancio 2024 (erano 149 milioni di euro per il 2024, grazie al fatto che l’allungamento della finestra mobile ha portato le prime uscite ad agosto, 835 milioni nel 2025 e 355 nel 2026).
Le scarse adesioni alla misura sono legate non solo alla penalizzazione economica determinata dal metodo contributivo ma anche alla poca convenienza rispetto all’uscita con 42 anni e 10 mesi indipendentemente dall’età (41 e 10 perle donne) attualmente in vigore senza ricalcolo e con una finestra di appena tre mesi. Circa la metà di chi usufruisce di questo canale ha meno di 62 anni. Se si accede alla pensione con Quota 103, infatti, è necessario avere oltre a 62 annidi età, 41 anni di contributi e aspettare 7 mesi di finestra mobile (9 per il pubblico impiego). In questo modo, si andrebbe in pensione appena un anno e sei mesi prima rispetto all’uscita con 42 anni e 10 mesi.
L’anticipo si riduce ancora per i lavoratori pubblici (un anno e quattro mesi) e in particolare per le donne che, con Quota 103, uscirebbero con 41 anni e 9 mesi e con l’anticipata indipendente dall’età con 42 anni e un mese.
Oltre a questo, bisogna fare i conti su quanto si perde con il ricalcolo contributivo. L’anticipo potrebbe portare a un assegno non troppo diverso in caso di carriere “piatte” e addirittura conveniente nel caso di lavori con retribuzioni più basse negli ultimi annidi carriera. Invece la scelta potrebbe essere molto penalizzante per chi ha avuto una carriera rapida, con un aumento consistente delle retribuzioni negli ultimi annidi lavoro.