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La Cina minaccia dazi? La Germania cala subito le braghe

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Attilio Barbieri
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La guerra commerciale fra Ue e Cina divampa. E la Germania, allarmata per le nuove misure annunciate ieri da Pechino, cala le braghe. Dopo aver minacciato i dazi sui formaggi europei i cinesi rincarano la dose: pronte anche nuove tariffe doganali sulle auto made in Ue di grossa cilindrata. Ieri l'agenzia di stampa statale Xinhua - espressione del Partito comunista - ha annunciato che «dopo l’indagine anti sovvenzioni avviata mercoledì sul comparto lattiero-caseario europeo, il dipartimento finanziario del ministero del Commercio ha discusso ieri l'aumento delle aliquote dei dazi con i rappresentanti dell'industria automobilistica cinese». La posta in gioco è notevole.

L'anno scorso, secondo i dati delle dogane cinesi, le importazioni di veicoli con motori da 2,5 litri o superiori in Cina hanno raggiunto un valore di 1,2 miliardi di dollari. E nel 2023 i produttori tedeschi hanno esportato in Cina circa 216.300 veicoli, il 36% dei quali aveva una cilindrata superiore a 2,5 litri. Non è un caso se la portavoce del ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck ha fatto sapere che per il governo del cancelliere Scholz è «centrale» che Bruxelles e Pechino trovino una soluzione per evitare i dazi sull’industria dell’auto e il rischio di una spirale. «La procedura è in corso a Bruxelles e la competenza è della Commissione europea, che tiene i colloqui con la parte cinese», ha puntualizzato la portavoce di Habeck, «ma resta centrale che Bruxelles e il governo cinese lavorino in modo costruttivo a una soluzione della trattativa, in modo da evitare il rischio di una spirale dei dazi».

 

 


Lo scorso anno la Cina ha importato 196mila vetture da 2,5 litri in su, in aumento dell’11% su base annua, secondo i dati della China Passenger Car Association. Nei primi quattro mesi del 2024, invece, l'import cinese di tali veicoli dall'Europa si è fermato a 44mila macchine, in calo del 12% sull'analogo periodo del 2023. Complessivamente le consegne alla Cina di auto made in Ue hanno toccato lo scorso anno un controvalore di 19,4 miliardi di euro, mentre i Ventisette hanno comprato 9,7 miliardi di euro di e-car cinesi, secondo Eurostat. Per le case tedesche il mercato del’ex Celeste impero rappresenta circa il 30% delle vendite e la Germania è di gran lunga maggiore esportatore di veicoli con motori da 2,5 litri o superiori. Il suv di grandi dimensioni Gle Class della Mercedes Benz, le berline S Class e la Cayenne della Porsche sono le tre auto importate dall’Europa più popolari in Cina: insieme pesano per più di un quinto sulle 155.841 auto made in Ue importate nei primi cinque mesi, in base ai dati di China Merchants Bank International. La Slovacchia è il quarto fornitore di auto con motori di grandi dimensioni in Cina e il secondo nella Ue. Quest’anno ha esportato suv per 803 milioni di dollari. Anche gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e il Giappone esportano un gran numero di auto con motori superiori a 2,5 litri e presumibilmente, con il contenzioso Pechino-Bruxelles, trarrebbero i maggiori vantaggi dall’aumento dei dazi che i produttori cinesi, in risposta alle stretta in arrivo sulle e-car, avevano chiesto a giugno di rialzare al 25% dall’attuale 15%. Le notizie in arrivo dalla Cina sono «un chiaro segnale all’Europa» contro i dazi annunciati sui veicoli elettrici; e il segnale andrebbe colto «tornando indietro» dalla corsa al rialzo e promuovendo il «dialogo per soluzioni di partenariato», ha fatto sapere l’associazione dei costruttori tedeschi Vda.
 

 

 

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