Ritorsione cinese: scattano i dazi sui formaggi
A meno di ventiquattrore dall’annuncio della Ue sui dazi all’importazione di auto elettriche cinesi- confermati anche se ridotti per le case che collaborano con Bruxelles - Pechino fa scattare la ritorsione. La Cina ha annunciato ieri l’avvio di un’indagine su presunti sussidi concessi dall’Unione Europea ad alcuni prodotti lattiero-caseari. L’indagine riguarda in particolare il formaggio fresco, il latte cagliato e alcuni tipi di creme. La procedura si concentra su una serie di aiuti autorizzati dalla Commissione Ue nell’ambito della Politica agricola comune, la Pac. L’indagine deve concludersi entro un anno, ma può essere prorogata di sei mesi, secondo quanto riferisce il ministero del Commercio cinese. Pechino potrebbe decidere di imporre dei sovrapprezzi su questi prodotti per proteggere il proprio mercato, se dimostrerà che le pratiche dell'Ue sono sleali e danneggiano la concorrenza, anche se l’iniziativa è a dir poco paradossale, visto che la filiera lattiero casearia europea è in grave sofferenza dopo l’esplosione dei costi di produzione e la forte pressione concorrenziale che comprime i prezzi al bancone, per rilanciare una domanda tuttora stagnante.
E se i caseifici nella Ue sono sotto pressione, gli allevatori non stanno certo meglio. Anzi: negli ultimi due anni in Europa hanno chiuso migliaia di stalle. Senza contare i ripetuti tentativi dell’asse rosso-verde a Bruxelles per imporre una stretta sulle attività zootecniche, individuate erroneamente come la maggiore fonte di emissioni climalteranti. A gennaio Pechino aveva annunciato una prima indagine su una presunta violazione della concorrenza riguardante gli alcolici, come il cognac, importati dall’Ue e in particolare dalla Francia. A giugno, poi, aveva avviato un’indagine antidumping sulle importazioni di carne di maiale e prodotti a base di carne di maiale dall’Unione europea, principalmente prodotti in Spagna, Francia, Olanda e Danimarca. Il portavoce della Commissione europea responsabile per il commercio, Olof Gill, fa sapere che Bruxelles «prende atto della decisione del governo cinese» e seguirà «da vicino il procedimento, coordinandosi con l’industria europea di settore e con i Ventisette».
La Commissione, comunque, ribadisce che «difenderà fermamente gli interessi del settore lattiero-caseario nella Ue e quelli della Politica agricola comune e interverrà ove necessario per garantire che l’indagine rispetti pienamente le norme dell’Organizzazione mondiale del commercio». L’iniziativa si inserisce in un contesto di crescenti tensioni tra Ue e Cina. L’Europa resta un partner commerciale fondamentale per il gigante asiatico. L’anno scorso l'Unione europea ha esportato in Cina prodotti lattiero-caseari per un valore di 1,6 miliardi di euro, secondo i dati Eurostat. Un tesoretto che ora Pechino vuole utilizzare come ritorsione nei confronti di Bruxelles nella guerra dei dazi. Negli ultimi anni sono emersi decine di marchi innovativi di veicoli elettrici cinesi, che stanno spingendo soprattutto all’estero. Nomi come come Byd e Mg (gruppo Saic) stanno attaccando il mercato europeo con auto elettriche a prezzi stracciati da diversi anni. Finora, iveicoli prodotti nelle fabbriche cinesi sono stati tassati al 10% in Europa, ma ora si punta a tassarli fino al 36%. Questi dazi doganali si applicheranno per un periodo di cinque anni, salvo ulteriori modifiche e, soprattutto, l’approvazione degli Stati europei, tuttora molto divisi sull’argomento. L’obiettivo è quello di frenare le importazioni di veicoli elettrici made in China, senza bloccarle completamente come hanno fatto gli Stati Uniti con la loro sovrattassa di oltre il 100%. Mentre Francia e Spagna hanno spinto attivamente per misure proporzionate, la Germania, che ha un forte impegno nei confronti di Pechino, si è battuta con Svezia e Ungheria contro le nuove tariffe.