Inchieste su Meloni, e intanto ai loro giornalisti... Attenti ai buoni: ecco svelato il metodo Fanpage
No, Fanpage ormai non dovrebbe più aver bisogno di presentazioni. Parliamo di uno dei primi siti d’informazione in Italia, con numeri importanti, raggiunti senza bisogno di una testata cartacea di riferimento. È famoso per l’approccio scientifico alla logica del clickbait (per semplificare, il sistema dei titoli acchiappa clic su internet, anche se la questione è enormemente più complessa), ma a far discutere in questi anni sono state soprattutto le inchieste della redazione, che fatalmente colpiscono sempre e solo il Centrodestra.
La Lobby nera di Milano, le vicende di Durigon e poche settimane fa la Gioventù Meloniana. Un lavoro di infiltrazione e registrazioni che richiede una mole di tempo impressionante. E una bella spesa. Pochi in Italia riescono a permettersi spiegamenti di forze simili. D’altra parte, l’editore – la Ciaopeople Srl, fondata e ancora guidata da Gianluca Cozzolino – è una corazzata, sa come trovare risorse. E sa come fare risparmi. Grazie a contratti particolari, i giornalisti di Fanpage non guadagnano come quelli della stragrande maggioranza delle testate nazionali. Non poco di meno, circa il 40%. E con altre clausole che qualcuno definirebbe discutibili. «Come è umana la sinistra» recitava un vecchio titolo di Libero con parafrasi fantozziana. Solo con i dipendenti degli altri però.
GLI INIZI
La storia del sito inizia nel 2011. Con una decina di contratti giornalistici “normali”, quelli stabiliti da Fieg (associazione degli editori) e dalla Fnsi (federazione nazionale della stampa italiana, rappresentativa dei giornalisti). L’editore, tuttavia, vuole pensare in grande, ma senza rischiare troppo. Risultato: Fanpage arruola manodopera a basso costo. Piovono decine di contratti di collaborazione, i co.co.co. Contratti che - nota bene non prevedono la permanenza in redazione e con emolumenti particolarmente bassi per la categoria. Alcuni degli assunti dell’epoca - da noi contattati- ci hanno raccontato di buste paga variabili, da 1.000 fino a 1.500 euro. Con piccoli adeguamenti annuali per evitare rotture con i redattori. A fronte di ritmi di lavoro serrati.
Uno solo di questi colleghi, mai stabilizzato, minaccia di far causa e alla fine Ciaopeople, plausibilmente per paura di perderla, raggiunge un accordo con una compensazione economica. Gli altri rimangono nel limbo nella speranza di essere regolarizzati. Cosa che per molti di loro avviene, ma non con il normale contratto Fieg-Fnsi, bensì con quello Uspi, pensato per piccole realtà locali. Piccole realtà e piccoli stipendi, ovviamente. Il tutto avallato dalla Fnsi, che la ritiene una soluzione transitoria. Inevitabilmente dopo poco tempo si arriva a una rottura tra le controparti.
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NUOVI CONTRATTI
Quattro anni fa avviene infatti la “svolta”. La Fnsi non rinnova gli accordi e chiede di tornare a una situazione contrattuale normale. La Ciaopeople e alcuni altri editori si cercano un altro interlocutore, che sarebbe il meno conosciuto sindacato Figec-Cisal, che raggiunge un accordo per la creazione di un nuovo contratto. Per fare qualche paragone, un redattore ordinario di un quotidiano qualsiasi percepisce 2.694 euro lordi al mese. Uno di Fanpage 1.628 (circa il 40% in meno). E facendo carriera il divario non viene colmato.
Un caposervizio di un quotidiano X o Y incassa 2.961 euro. Quello di Fanpage 1.680, per un bell’aumento di ben 52 euro lordi rispetto al redattore. Per i caporedattori si arriva 3.261 euro più indennità di 489 per la Fnsi. Fanpage si ferma a 1.754, praticamente la metà. E bisogna calcolare che Fieg-Fnsi prevedono anche una maggiorazione di 120 euro al mese più un’indennità redazionale di giugno. Con la Cisal non se ne parla neanche. E non finisce qui. I giornalisti spesso sono chiamati a lavorare la domenica e nei festivi. Rispetto a un giorno normale, Fieg paga il 155% in più. Cisal il 20% con la possibilità di recuperare il giorno durante la settimana. Altra fregatura sui festivi. Per chi lavora a Pasquetta, per fare un esempio, Fieg garantisce una maggiorazione del 180%. Cisal del 30%.
Qualcuno dirà: «È il mercato, bellezza». Ci può stare, ma non in questo caso. Parliamo di un sito che ha puntato su firme dello stampo di Sandro Ruotolo - responsabile della segreteria Pd per Informazione e Cultura, storico volto dei programmi di Michele Santoro - e Rosaria Capacchione, altra parlamentare Pd. Oppure Giulio Cavalli, ex vendoliano. Saverio Tommasi, in primissima fila nelle battaglie per i diritti civili e autore di inchieste per scavare nei conti di Comunione e Liberazione (scavasse a casa sua...).
VAPORIZZATI
A questo punto del nostro servizio avremmo ospitato volentieri qualche commento da parte dei protagonisti della vicenda. Purtroppo, nelle ultime tre settimane pare siano stati tutti terribilmente impegnati. Il direttore della testata, Francesco Cancellato, ha ascoltato le nostre domande, ma non ha voluto rilasciare alcun commento. Lo stesso vale per la proprietà, che ha rifiutato di parlare della questione. Dei delegati Ci sal non abbiamo avuto più notizie. Ci possiamo rifare quindi solo ai vecchi commenti rilasciati al momento della stipula del loro accordo con l’Uspi, quando argomentavano le loro scelte spiegando che parliamo di «un settore dal 2007 al centro della profonda crisi che ha colpito l'Italia». Mancano i soldi, insomma. Curioso, visto che Cozzolino non fa che rilasciare interviste per spiegare che la sua attività va a gonfie vele, con 26,6 milioni di ricavi nel 2022, in aumento del 7%. Per la Fnsi, invece, l’accordo con la Cisal rappresenta «un’operazione avventuristica e priva di qualsiasi efficacia».
Ora, chi in queste settimane parla di informazione a rischio in Italia potrebbe perdere due minuti a riflettere su questa storia: la libertà di stampa è un tesoro che si garantisce anche pagando i giornalisti come si deve. E non tutto il mercato ha reagito alla crisi del settore (che in realtà colpisce più la carta che l’online) allo stesso modo. Insomma, è la sinistra, bellezza.
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