Stellantis, azionisti Usa portano il gruppo in tribunale: "Frodati con dati falsi"
Nuovi guai in arrivo per Stellantis che di certo non dimenticherà il Ferragosto 2024. Stavolta, però, le cattive notizie non riguardano nè un calo di vendite delle vetture, nè fermi di produzione e nemmeno altri periodi di cassa integrazione per gli operai che lavorano nelle catene di montaggio. Si tratta di problemi forse ben più preoccupanti visto che il colosso dell’automotive è stato citato in giudizio direttamente da alcuni azionisti - insomma parliamo di una class action contro gli eredi Agnelli- negli Stati Uniti. L’accusa? Aver nascosto alcuni dati prima della pubblicazione della semestrale. Una cosa gravissima se fosse confermata: si tratterebbe infatti di dichiarazioni false e, per di più, fuorvianti al mercato. Soprattutto visto che si sta parlando di un colosso globale quotato. Un modus operandi che avrebbe potuto spingere un risparmiatore a investire su una società che si dichiara essere in buone acque, ma che in realtà non lo era affatto. Anzi.
Ma gli azionisti americani procedono convintamente contro i vertici del gruppo e, a muso duro, sostengono che la casa automobilistica, guidata dal manager portoghese Carlos Tavares, li avrebbe ingannati nascondendo l’aumento delle scorte e altre debolezze finanziarie prima di pubblicare i risultati deludenti del primo semestre. Numeri che poi avrebbero causato, a dir loro, il deciso calo della quotazione.
Come riferito dall’agenzia Reuters la denuncia, presentata giovedì presso il Tribunale federale di Manhattan, accusa Stellantis di aver “gonfiato” artificialmente il prezzo delle sue azioni per gran parte del 2024, facendo valutazioni estremamente positive sulla base di dati incompleti. L’accusa, come già detto, sarebbe di aver effettuato dichiarazioni false e soprattutto fuorvianti al mercato. La (vera) verità sarebbe poi emersa lo scorso 25 luglio con il forte calo dell’utile operativo rettificato reso noto solo quando Stellantis ha comunicato i risultati del I semestre. Solo allora gli azionisti avrebbero appreso del crollo del 40% a 8,46 miliardi di euro (9,28 miliardi di dollari), al di sotto degli 8,85 miliardi previsti dagli analisti. E così ora anche lo stesso ad, Carlos Tavares, e la cfo, Natalie Knight, sono stati citati in giudizio dagli azionisti che ora chiedono al giudice di esprimersi su presunte valutazioni “estremamente positive” riguardo alle scorte, al potere di determinazione dei prezzi, a nuovi prodotti e al margine operativo.
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Nella causa si parla di danni non specificati per gli azionisti di Stellantis nella forbice temporale tra il 15 febbraio e il 24 luglio 2024. Periodo in cui il titolo ha perso oltre il 40% del valore. A tal proposito lo studio legale Levi & Korsinsky di New York ha già lanciato un alert per i soci danneggiati dalle perdite borsistiche, avvertendoli che hanno tempo fino a metà ottobre per chiedere che la Corte lo nomini “querelante principale” in una class action contro Stellantis. Secca e quasi piccata la reazione del gruppo che sostiene si tratti «di una causa senza merito e che la società intende difendersi vigorosamente».
Intanto, altri guai arrivano per gli eredi di casa Agnelli dalla Gedi, società che ha in pancia quotiani, tv e radio, che è sempre più in perdita. Motivo per cui il presidente, John Elkann, ha dovuto, nuovamente, svalutare Repubblica che ora vale 65,5 milioni di euro, secondo quanto rileva il sito Open. In più a gravare sui conti del gruppo c’è il caso dei prepensionamenti dei giornalisti, su cui la procura di Roma aveva ipotizzato la truffa all’Inps.
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