I mille miliardi di debito lasciati dalla sinistra: con che faccia accusano Meloni?
Per carità, prendersela sempre con chi c’era prima non va bene. Ma la faccia tosta della sinistra, che ha il coraggio di accusare il governo per il debito che sale, non è certo da meno. Non che il dato snocciolato ieri da Bankitalia non fosse un’occasione ghiotta, intendiamoci. Il rosso di bilancio a giugno è arrivato a sfiorare i 3mila miliardi (2.948), cifra tonda che ben si presta al tiro a bersaglio. Ma da qui a usare il rosso di bilancio per denunciare «la politica iniqua e di cortissimo respiro» di Palazzo Chigi, che «sta mettendo l’Italia in un vicolo cieco», come ha fatto il responsabile economico del Pd, Antonio Misiani, che fra l’altro di numeri ne sa, ce ne passa.
All’esponente dem, infatti, non possono essere sfuggiti due punti fondamentali. Uno che riguarda il passato meno recente. E cioè che a fronte dei 99 miliardi di debito aggiuntivo accumulato negli ultimi 12 mesi ci sono quasi mille miliardi di buco accumulati dal 2011 (governo Berlusconi, l’ultimo “politico” prima di quello attuale) al 2022, grazie ai vari esecutivi tecnici o costruiti in Parlamento di cui il Pd, tranne un anno, ha sempre fatto parte. L’altro che riguarda la storia attuale. «Sul debito fino al 2026», scrive l’Ufficio parlamentare di bilancio in un report di qualche mese fa, «incidono pesantemente le compensazioni d’imposta legate agli incentivi fiscali degli ultimi anni, in gran parte per Superbonus e bonus facciate: (...)