Stellantis presenta nuovo piano. Ma in 25mila rischiano il posto di lavoro
Sull’auto tira una brutta aria. Non soltanto dalle nostre parti. È di ieri l’annuncio che la Toyota, primo produttore mondiale, si appresta a rivedere le stime di produzione annuale. Abbassandole naturalmente. Sempre ieri e questo ci riguarda molto più da vicino - Stellantis ha presentato ai sindacati il “piano Italia”, «che assegna una missione a ogni stabilimento fino alla fine del decennio», ha spiegato Giuseppe Manca, responsabile delle risorse umane e relazioni industriali di Stellantis Italia, intervenendo al programma televisivo Omnibus su La7.
Il manager ha citato tra gli interventi per l’Italia «la motorizzazione ibrida della Jeep Compass a Melfi, lo sviluppo di una Fiat 500 elettrica più competitiva e di una versione ibrida a Mirafiori - dove sono stati avviati anche l'hub di economia circolare, il plant per le trasmissione elettrificate e il Battery Technology Center - l’estensione della produzione della Fiat Panda a Pomigliano fino al 2029 e la localizzazione in Italia di due delle quattro piattaforme multi-energy, native elettriche».
Sei anni fa moriva Marchionne, oggi Stellantis affonda nel silenzio degli Elkann
«Stellantis- ha aggiunto Manca - sta lavorando intensamente con i suoi partner sindacali e con i suoi dipendenti per affrontare la crescente concorrenza, nel contesto di un mercato europeo che è molto al di sotto del periodo pre-Covid». Senza contare «l’impatto della elettrificazione». Ma questo intenso lavoro con i «partner sindacali» è fonte di grande preoccupazione per i rappresentanti dei lavoratori. Il piano ha prospettive così poco incoraggianti che secondo il segretario generale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano, «nel corso del 2025 sia l’indotto, sia Stellantis esauriranno gli ammortizzatori sociali e se non si interverrà per tempo ci saranno licenziamenti di massa». A parere del sindacalista - uno dei «partner» citati da Manca in assenza di novità concrete sono a rischio «almeno 12mila posti negli stabilimenti Stellantis e altrettanti, se non di più, nelle fabbriche della componentistica». Fra l’altro vale la pena di sottolineare che il limite di utilizzo della cassa integrazione è di tre anni e in molti casi sono già state utilizzate anche le deroghe perché la crisi produttiva nella ex galassia Agnelli non è una novità di oggi.
«Abbiamo sollecitato più volte i ministeri coinvolti, Imprese e Lavoro, ma finora non hanno dato risposte. Con tempi diversi sono tante le aziende, oltre a Stellantis, in cui gli ammortizzatori finiranno nel 2025. Bisogna stanziare risorse aggiuntive», aggiunge Uliano, «il protocollo per il settore deve affrontare tutti questi temi, ammortizzatori, formazione, ricollocazione, riconversione industriale, costi.
Una riunione come quella del Tavolo automotive sarebbe stata utile se avesse portato a sottoscrivere questo protocollo. Purtroppo dopo un anno non è così».
A proposito di Tavolo automotive il dominus della situazione, vale a dire il ministro Adolfo Urso, si è affrettato a puntualizzare ieri che con Stellantis «non c’è assolutamente nessuno scontro ma la volontà di trovare una strada condivisa, per aumentare i livelli produttivi nel settore dei veicoli, auto e veicoli commerciali, nel nostro Paese». «Noi vogliamo procedere insieme», ha concluso, «innanzitutto con l’unica azienda produttrice di auto nel nostro Paese, cioè Stellantis: questo percorso lo abbiamo indicato già oltre un anno fa e con caparbietà vogliamo portarlo a termine». Chissà cosa penseranno i cinesi della Dongfeng con i quali il ministro, per sua stessa ammissione, sta trattando da mesi.