Inps, pensioni: maxi scivolo di 5 anni per i contributi mancanti
Cinque anni da riscattare per accorciare i tempi verso l’uscita dal lavoro e mettere le mani sulla pensione. Una circolare Inps di fine luglio ha messo in chiaro alcuni punti che vanno a definire lo strumento più efficace per mettere fieno in cascina in vista dell’assegno previdenziale: la pace contributiva. E attenzione, come spiega lo stesso istituto, la misura dalla legge di Bilancio offre ai lavoratori la possibilità di «aggiungere fino a cinque anni alla propria carriera contributiva tramite il riscatto di periodi non coperti da contribuzione». Anni questi che si potranno cumulare con quelli già previsti da una misura sperimentale che è stata attivata nel triennio 2019-2021.
Ma quali periodi potranno entrare nella pace contributiva? Si tratta di annualità o periodi scoperti da contribuzione obbligatoria che nella linea del tempo si trovano ad esempio tra due occupazioni. Traduzione: non si possono riscattare annualità che precedono la prima occupazione. I periodi riscattati, inoltre, possono essere anche non continuativi e verranno comunque considerati sia ai fini dell'acquisizione del diritto alla pensione, sia per il calcolo dell’assegno previdenziale.
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Ma attenzione: per accedere allo “scivolone” previsto dal governo bisogna avere alcuni requisiti. La "pax" contributiva infatti è destinata a coloro che sono iscritti all’Assicurazione generale obbligatoria (Ago), alle sue forme sostitutive ed esclusive, alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, commercianti e artigiani, nonché agli iscritti alla Gestione separata. In più serve un altro requisito ben preciso: il piano è rivolto ai “contributivi puri”, ovvero tutti coloro che non hanno contributi precedenti al 1° gennaio 1996.
Per ottenere l’avvio della procedura bisogna presentare la domanda entro il 31 dicembre 2025. Per fare richiesta si può utilizzare il portale web dell’Inps, tramite la pagina “Portale dei servizi perla gestione della posizione assicurativa”, selezionando poi “Riscatti”; il Contact center multicanale (chiamando da telefono fisso il numero verde gratuito 803 164 o da telefono cellulare il numero 06 164164), contattando i patronati e intermediari dell’Istituto oppure nel caso di presentazione della domanda da parte del datore di lavoro, le domande devono essere presentate utilizzando il modulo “AP135”.
Ovviamente l'operazione ha un costo importante per il contribuente. Il metodo di calcolo è "proporzionale" e il costo dell’onere di riscatto varia pertanto in base all’ultima retribuzione annua percepita al momento della richiesta, da moltiplicarsi ad esempio per l’aliquota Ivs (contributo per Invalidità, vecchiaia e superstiti) se si tratta, ad esempio di dipendenti. Per intenderci: più alta è l’ultima busta paga più alto sarà il costo del riscatto. Con una Ral di 30mila euro per lavoro dipendente, si dovranno pagare circa 10mila euro per un anno. Ma sarà possibile sborsare quanto dovuto a rate, fino a 120 tranche da minimo 30 euro l’una, su cui, come precisa l’Inps, non saranno applicati interessi.
La rateizzazione, però, fa sapere l'istituto, «non può essere concessa se i contributi da riscatto devono essere utilizzati perla immediata liquidazione di una pensione diretta o indiretta, o se sono determinanti per l’accoglimento di una domanda di autorizzazione ai versamenti volontari qualora ciò avvenga nel corso della dilazione già concessa, la somma ancora dovuta dovrà essere versata in unica soluzione».
La “pace contributiva” può diventare un obiettivo attraente per chi non raggiunge i requisiti minimi per la pensione di vecchiaia, oggi a 67 anni. Ma anche ai giovani che si sono affacciati da pochi anni nel mercato del lavoro per incrementare l'assegno della pensione che si preannuncia piuttosto “tirato” nei prossimi decenni. In alternativa resta sempre l'opzione del riscatto della laurea oppure un piano di accantonamento annuale per una pensione integrativa. Di sicuro quella della pace contributiva è un'occasione da cogliere al volo per chi si trova ormai vicino al traguardo ma deve percorrere ancora l'ultimo miglio per dire addio, definitivamente, al mondo del lavoro.
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