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Borsa, Tremonti: "Non sappiamo se è il segnale che il motore si è rotto"

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Le Borse crollano, i mercati tremano e le domande per gli investitori sono tante. Per l'ex ministro Giulio Tremonti bisogna stare all'erta perché "è come quando si accende una spia di allarme sul cruscotto dell’auto. Non sappiamo se si tratta di un malfunzionamento della spia o se invece è il segnale che il motore si è rotto", afferma al Corriere della Sera Tremonti per cui al moneto risulta molto difficile fare previsioni sugli andamenti futuri.

Per il deputato di Fratelli d'Italia che ieri era a Roma per partecipare all’audizione del ministro Antonio Tajani in Commissione Affari Estri della Camera di cui è presidente è "difficile dire se stiamo assistiamo a un evento straordinario che poi rientrerà oppure se si tratta di qualcos’altro, più grave", osserva ancora l’ex ministro del Tesoro. In ogni caso a mancare per Tremonti sono le regole: c'è "un problema di mancanza di regole in un mondo dove l’unica regola è non avere regole". In particolare, Tremonti osserva alcune anomalie nel mondo della finanza a partire dalla "la follia sui tassi di interesse, l’anonimato del capitale e l’automatismo delle macchine".

 

 

 

Parlando dei tassi zero, l'ex ministro va di citazioni: "Carlo Marx sosteneva che i tassi a zero sarebbero stata la fine del capitalismo. Non conosceva i banchieri centrali che i tassi li hanno portati sotto zero, violando ogni regola. La prima anomalia è che i tassi sono passati di colpo da un livello piuttosto elevato a sotto zero per molto tempo". Ma per Tremonti una delle cause di questa turbolenza finanziaria è anche l'anonimato del capitale in quanto negli ultimi anni "vediamo un’enorme massa di capitale anonima, gestita da fondi incorporati in Paesi al di fuori di ogni legislazione. Ma se l’origine del capitale è ignota, la destinazione degli investimenti è ben visibile".

Tuttavia, l'ex ministro del Tesoro non si riferisce solamente agli hedge fund ossia i fondi speculativi: "C’è di tutto, anche fondi costituiti dalla malavita. C’è una quantità gigantesca di capitali creata nel regno dell’anonimato, che investono nelle Borse globali". Nel corso dell’intervista Tremonti spiega, inoltre, come a contribuire a tale situazione ci sia anche l’automatismo delle macchine. Per il deputato "moltissimi investimenti sono regolati da algoritmi che si autogestiscono. Gli operatori seguono gli algoritmi", spiega al quotidiano Tremonti citando un esempio attuale: "L’antecedente della crisi sui mercati di questi giorni è legato al fatto che è saltato il meccanismo automatico del carry trade in yen, che permetteva di indebitarsi a tassi a zero per investire con un ritorno positivo. Il rialzo dei tassi delle Bank of Japan ha interrotto questo meccanismo. Un tempo c’erano ancora elementi di buon senso, oggi nel sistema della finanza non ci sono più regole".

Ma non solo. Il tema della regolamentazione è molto complesso in quanto "il problema è che c’è un area del mondo con un eccesso di regole mentre il resto del mondo non le applica. Si tratta di anomia o anarchia. Anomia è assenza di legge, anarchia è il caos prodotto dall’assenza di regole". Dagli algoritmi alle criptovalute, Tremonti si lascia andare ad altre valutazioni. "Le criptovalute come il bitcoin sono solo un aspetto del fenomeno di uscita della moneta dalla sovranità, ma dalla sovranità è uscita anche un’enorme massa di ricchezza che, pur non muovendosi come le criptovalute, resta anonima. E’ la novità di un mercato in cui vengono meno le regole, come è successo con il carry trade".

Parlando si ipotetiche soluzioni, Giulio Tremonti ricorda come "la prima grande crisi finanziaria del ‘29 fu superata con l’introduzione di nuove regole, ad esempio la legge Glass-Steagall, per impedire alle banche di speculare, la creazione di organismi di controllo come la Sec e punendo i colpevoli. Anche la crisi del 2008 poteva essere superata con nuove regole. Al G20 di allora furono presentate due ipotesi concorrenti: il Global Legal Standard, una bozza di trattato di regole basiche sull’economia scritto da me con Guido Rossi, e il Financial Stability Board, proposto da Mario Draghi, in cui sosteneva che non servivano nuove regole, ma bastava creare sufficiente denaro. Questo - spiega ancora l'ex ministro - oggi avviene sia in America che in Europa, ma l’America è un impero,l’Europa no. Su regole globali sul commercio internazionale, allora era d’accordo anche la Cina, oggi non più. Nel vecchio G20 c’era il principio di una governance globale, che abbiamo sprecato, il disordine è generale".

Per il deputato biosgna tonare a delle regole, come quelle degli accordi di Bretton Woods stipulate nel 1944 tra i principali Paesi industrializzati. "Almeno un tentativo di ritorno delle regole come gli Accordi di Bretton Woods, fondamentale anche per l’Europa. Il punto è che è si è molto ridotta la sovranità politica. Invece serve forza e autorità politica".

 

 

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