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Lavoro, servono salari più alti per trovare figure qualificate

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Roberto Formigoni
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La Frustata di oggi è l’ultima di questa stagione, poi comincia agosto e la meritata sospensione estiva. Voglio ringraziare i lettori che mi hanno seguito fedelmente, nella speranza di aver soddisfatto almeno alcune delle loro curiosità. Dedico la puntata di oggi a un tema economico preoccupante: calano le assunzioni nelle aziende italiane, e il motivo principale è che un’azienda su due non trova personale che abbia le necessarie competenze tecniche, specializzate e adeguatamente retribuite. Partiamo da quest’ultimo fattore: i salari in Italia negli ultimi 10 anni, secondo l’Istat, sono cresciuti la metà rispetto alla media europea. Un dato impressionante, diciamolo chiaramente! E così negli ultimi tre mesi, a fronte di 1 milione e 300mila contratti di lavoro offerti dalle imprese, solo 507mila sono stati coperti.

In molti casi mancano le competenze, secondo una ricerca di Unioncamere. Mancano competenze nel commercio (il 12,7%), nel turismo (il 15,2%), e le assunzioni sono diminuite di 78mila contratti rispetto al luglio dello scorso anno. Le difficoltà maggiori vengono trovate nella ricerca di operai specializzati nelle rifiniture delle costruzioni con il 75,6%, ma anche in quella di fabbri e saldatori col 74,1% e in quella di operai addetti alle macchine dell’industria tessile e delle confezioni, col 77,8%. Non è semplice neanche trovare personale per i parrucchieri e gli estetisti, e neppure per gli esercenti le attività di ristorazione.

L’industria aveva annunciato di voler assumere 135mila profili a luglio, cioè meno 34mila rispetto a un anno fa, ma è ormai chiaro che il deficit di assunzioni sarà ben superiore. Il comparto del manifatturiero è alla ricerca di circa 88mila lavoratori, sempre per luglio, e 236mila entro settembre, ma anche qui le previsioni sono assai scure. E tutto questo nonostante la percentuale dei contratti a tempo indeterminato sia significativamente aumentata in pressocchè tutti i comparti. Di fronte a questa situazione la proposta di Unioncamere è di aprirci a una nuova occupazione proveniente dall’estero, guardando anche alle migliaia di persone che scappano da zone di guerra o di persecuzione. Infine va considerato anche il continuo pesante crollo della natalità, per cui generiamo sempre meno “forza lavoro”, e il fatto che molti giovani, almeno il 30%, sono pronti a espatriare per avere salari più alti e condizioni di vita migliori.

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