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I Paesi Brics spingono per far ripartire il pianeta con un nuovo ordine

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Bruno Villois
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L’Ocse è un’organizzazione internazionale di studi economici per i paesi sviluppati aventi in comune un sistema di governo di tipo democratico che opera per creare politiche migliori per la qualità della vita degli abitanti degli Stati che vi aderiscono. Prosperità, uguaglianza, opportunità e benessere sono componenti fondamentali. Sono 38 le Nazioni che vi aderiscono essenzialmente dell’emisfero Occidentale: ci sono Argentina, Brasile, Bulgaria, Croazia, Perù e Romania e Indonesia. L’Ocse, inoltre, intrattiene rapporti con numerosi Paesi non membri e Organizzazioni Internazionali. Nel 2010 s’è costituito il Brics che prende il nome dai fondatori Brasile, Russia, India e Cina, e ha come obiettivo principale quello di promuove la cooperazione economica e politica tra i suoi aderenti.

Tra le sue ultime rilevanti c’è poi la nascita del Nuovo Banco di Sviluppo Brics, un’istituzione che fornisce finanziamenti a progetti di sviluppo sostenibile nei Paesi membri. I membri del Brics sono accomunati da alcune caratteristiche: l’essere economie emergenti, avere una popolazione numerosa, un vasto territorio e abbondanti risorse naturali. Dal 1 gennaio di quest’anno ai Paesi fondatori si sono aggiunti Sudafrica, Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti. Un primo chiaro passaggio di una specie di “Big Bang” che aspira a cambiare gli equilibri geoeconomici del mondo. Il progetto di una valuta unica dei Brics, nota come “R5” (dalle iniziali delle cinque valute che la compongono: real brasiliano, rublo russo, rupia indiana, renminbi cinese e rand sudafricano) è un obiettivo primario. Il tentativo di ridurre il peso nel commercio mondiale del dollaro è ormai evidente, così come quello di indebolire l’euro che ad oggi non è mai totalmente decollato.

 

 

Altrettanto rilevante sarà il tentativo di costruire una piazza finanziaria che raccolga le innumerevoli imprese, oggi in primis quelle cinesi, presto anche quelle indiane e dei Paesi arabi, con l’intento di limitare lo strapotere di Dow Jones e Nasdaq indirizzando le nuove quotazione nel possibile “Nuovo Mercato Finanziario Brics”. L’Europa, in questo scenario socioeconomico in divenire, appare sempre più fragile con i mercati finanziari di Eurolandia per lo più rappresentati dall’Euronext che è il principale mercato finanziario e borsa valori paneuropeo nell’Eurozona con più di 1.300 titoli quotati di un valore di circa 4 miliardi di euro di capitalizzazione di mercato, ovvero un circa 1/8 di Dow Jones e Nasdaq. L’esigenza di dare corso a un mercato finanziario europeo in grado di competere con le piazze americane di Dow Jones e Nasdaq e quello legato al Brics , sta diventando essenziale. Insomma, ci troviamo alla soglia di un confronto sulla supremazia del pianeta. Gli Stati Uniti, grazie alla composizione federale, ma organizzata su un sistema centralizzato, veleggia in finanza, ricerca, innovazione, produzione industriale e sempre più nell’intelligenza artificiale (AI) da quasi esclusivista, vedono nell’Eurolandia allargata all’Inghilterra non un competitor ma, semmai, un partner che gode di forza propria, in primis finanziaria e quindi in grado di occupare spazi rilevanti nelle peculiarità che con sentono lo sviluppo.

 

 

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