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Crescita, facciamo meglio di Francia e Germania

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Michele Zaccardi
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Il primo a rallegrarsi è Giancarlo Giorgetti. Davanti ai numeri diffusi ieri dall’Istat, che ha certificato una crescita dello 0,3% nel primo trimestre dell’anno, il ministro dell’Economia un po’ compiaciuto lo deve essere, visto che spiega che «sono cifre superiori alle aspettative». Poi, certo, aggiunge, «a me soddisferebbe il 3%, però ci rendiamo conto che nella vecchia Europa questa è la realtà: rispetto ad altri Paesi continuiamo a essere nel territorio positivo di crescita, questo ovviamente è motivo di soddisfazione». E in effetti quello 0,3% sull’ultimo trimestre dell’anno scorso, che può apparire modesto, se messo a confronto con la performance dei due principali Stati Ue a Giorgetti qualche gratificazione la regala. Perché nei primi tre mesi del 2024 Francia e Germania sono cresciute dello 0,2%.

Una piccola differenza che però, se si guarda al 2019, si amplia parecchio. Da allora, infatti, l’economia italiana ha messo a segno un incremento del 3,5%, contro l’1,5% di quella francese e il modesto +0,7% di quella tedesca. Sono queste le cifre a cui si riferisce Giorgetti, in trasferta a Sassuolo dove ha partecipato a un incontro presso la sede di Confindustria Ceramica. «Guardando avanti» ha detto il ministro, «dobbiamo essere vicino a tutti gli imprenditori che continuano a crederci e vogliono investire, questo è fondamentale». La parola chiave, ha aggiunto, «è investire» perché «se non si investe non si riesce a essere competitivi e quindi alla fine si perdono quote di mercato». L’ottimismo di Giorgetti ha ricevuto ulteriore soddisfazione in tarda sera, quando Moody’s, concludendo la revisione dell’Italia, ha confermato sia il rating a Baa3 sia l’outlook stabile («che riflette la forza economia dell’Italia«), rialzato da negativo lo scorso novembre, quando qualcuno si aspettava una bocciatura. «Gli sviluppi da allora», spiegano da Moody’s, «sono stati in linea con le attese». L’agenzia aggiunge che il deficit nel 2023 è aumentato «significativamente» a causa del Superbonus. Le stime sono di un calo dal 7,6 al 5,6% per il 2024 e al 4,2% nel 2025. Peggio è andata alla Francia, che sempre ieri sera si è vista abbassare il rating da S&P da AA ad AA-, perla prima volta dal 2013. Tornando ai dati Istat, nel primo trimestre il Pil è cresciuto dello 0,7% sullo stesso periodo del 2023 (+0,3 sui tre mesi precedenti). Numeri che sono stati ritoccati leggermente all’insù rispetto alla stima preliminare diffusa il 30 aprile, che vedeva un aumento congiunturale dello 0,3 e dello 0,6% tendenziale.

Un rialzo che porta la crescita acquisita per il 2024 allo 0,6% (era lo 0,5% secondo la previsione precedente). Un passo in avanti per centrare l’obiettivo dell’1% indicato dal governo nel Def. Quello concluso a marzo è inoltre il terzo trimestre consecutivo che segna una variazione positiva. A spingere la crescita nei primi tre mesi del 2024 è stata la domanda interna, con i consumi che sono aumentati dello 0,2% e gli investimenti fissi lordi dello 0,5%. Per quanto riguarda i rapporti con l’estero, le importazioni sono diminuite dell’1,7% mentre le esportazioni hanno accelerato dello 0,6%. La domanda nazionale al netto delle scorte, spiega l’Istat, ha contribuito per 0,3 punti percentuali alla crescita del Pil: +0,2 i consumi delle famiglie, +0,1 gli investimenti fissi, mentre l’apporto della spesa pubblica è stato nullo. Soddisfazione è stata espressa anche dal capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti: «Positivi e lusinghieri i risultati sull’economia italiana». L’esponente di Fdi ha poi ricordato anche il buon andamento del mercato del lavoro, come rilevato dall’Istat giovedì. «Insieme agli ultimi dati sull’occupazione che in Italia sfonda il tetto di +516 mila unità rispetto allo scorso anno e 84 mila rispetto al mese di marzo questi numeri certificano solo una cosa: non solo la crescita del Pil è determinata dai consumi delle famiglie e dagli investimenti» ma anche «dalle efficaci politiche e riforme strutturali messe in campo dal governo». 

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