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Occupazione, mai così tanti posti di lavoro: per Landini è una catastrofe

Maurizio Landini

Sandro Iacometti
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 Da una parte ci sono le statistiche ufficiali, i numeri certificati, i dati trasmessi dalle aziende, le rilevazioni sui cui fanno affidamento gli studiosi e gli organismi internazionali per giudicare lo stato di salute di un Paese. Dall’altra c’è Maurizio Landini. E per quanti sforzi si possano fare, i due mondi non si incontreranno mai. Il sindacalista della Cgil, testardo come un mulo o semplicemente in malafede, è convinto di essere l’unico a conoscere «la realtà concreta» e il verdetto è sempre lo stesso da anni, anzi ora che c’è il centrodestra al governo è pure peggio: catastrofe.

Pur preparandoci all’imminente sciagura, non ce ne vorrà l’ex leader dei metalmeccanici se ci permettiamo di dare anche un’occhiata ai dati snocciolati ieri dall’Istat, così, tanto per tirarci un po’ su il morale. Già, perché secondo l’istituto nazionale di statistica il lavoro in Italia non è mai andato così bene. Ad aprile l'Istat ha registrato 516mila occupati in più rispetto ad aprile 2023. Crescono soprattutto i contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato (+444mila) e gli indipendenti (+154mila) mentre calano i dipendenti a termine (-82mila). Gli occupati complessivi nel mese sfiorano i 24 milioni toccando quota 23 milioni 975mila unità e segnando l'ennesimo record storico. Rispetto ad aprile del 2022 si conta quasi un milione di occupati in più (+911mila) mentre rispetto ad aprile del 2021 l'aumento è di 1,61 milioni di unità. Non basta. Le donne occupate sono cresciute di 247mila unità su aprile 2023, a fronte di un aumento di 270mila occupati maschi, toccando quota 10 milioni 194mila unità. Ma mese su mese la crescita del lavoro tra le donne è maggiore con un aumento di 62mila occupate su marzo per le femmine e un aumento di 22mila unità tra gli uomini.

 

 

 

Rispetto a marzo, l'occupazione cresce di 84 mila unità (+0,4%), portando il tasso di occupazione al 62,3%, che è, piaccia o no, un altro record storico. La musica non cambia sul fronte della disoccupazione. Il tasso ad aprile è sceso al 6,9%, è la prima volta che accade dal dicembre 2008, ovvero 15 anni fa. Il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni è rimasto stabile al 20,2%, stesso tasso registrato a marzo, ma anche in questo caso si tratta del livello più basso da febbraio del 2008.

Ora, se proprio vogliamo cercare il pelo nell’uovo possiamo dire che l’occupazione cala tra i 25-34 anni, ed è sicuramente un dato di cui il governo dovrà occuparsi. La sintesi è quella fatta da Maurizio Del Conte, professore di Diritto del lavoro all'Università Bocconi, secondo cui è «molto interessante che l'occupazione oggi guadagni soprattutto nei contratti stabili invece che in quelli a tempo determinato, contrariamente a tutto ciò che si è raccontato sulla crescita della precarizzazione», osservando però che «abbiamo molto da recuperare sull’occupazione femminile e dei giovani, i due cluster più in sofferenza e in ritardo».

 

 

 

Possiamo stare un po’ più tranquilli o forse addirittura essere contenti? Macché. Nel mondo parallelo di Landini i numeri sono tutta propaganda filogovernativa. «Bisogna parlare con le persone», spiega. E allora ci accorgeremo pure noi sprovveduti che «ci sono milioni di italiani che pur lavorando sono in una condizione di precarietà». Risultato: se il governo non lo ascolta la Cgil, «oltre ai referendum, ha in mente di usare tutti gli strumenti della mobilitazione». Bisognerà dire all’Istat che la faccia finita con i suoi bollettini farlocchi e si decida a parlare con le persone.

 

 

 

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