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Stellantis, Tavares promette un'altra 500? Vuole ancora soldi pubblici

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Sandro Iacometti
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«Nonostante critiche e insulti andiamo avanti». Ci mancava solo che il grande Carlos Tavares, il manager dell’automotive più pagato al mondo, con circa 36 milioni di stipendio tra premi, bonus e gratifiche varie, si mettesse a fare la vittima. Ma anche questo, evidentemente, rientra nelle sue skill. Tra cui, ovviamente, c’è pure il sarcasmo. Presentando la nuova Lancia Ypsilon il portoghese ci ha tenuto a sottolineare che il governo greco non si è lamentato per il nome, anzi «credo che ne sarà orgoglioso». Ironia spicciola, e forse fuori luogo, visto che una lettera dell’alfabeto è cosa ben diversa dal chiamare “Milano” un’Alfa Romeo prodotta in Polonia o dal piazzare la bandiera tricolore sulle Topolino realizzate in Marocco. Due trucchetti che Stellantis si è rimangiata in fretta per evitare di violare la legge sull’italian sounding, nata per contrastare i prodotti tarocchi che sfruttano il marchio made in Italy per vendere meglio. Tavares scherza, ma ci ricasca.


Forse Atene festeggerà la nuova Lancia, ma il copione per noi non cambia. Presentando le due motorizzazioni e i tre allestimenti dell’Ypsilon alle Officine grandi riparazioni di Torino ieri il manager non ha fatto altro che esaltare l’italianità del marchio, che lui stesso ha difeso con le unghie. «A gennaio 2021 quando abbiamo creato Stellantis», ha detto, «Lancia stava per sparire, non c'era un piano sui prodotti, non c'era una visione per il futuro, non c'erano investimenti pianificati». Poi, però, ci ha pensato lui. E non per una questione di business, intendiamoci. «Abbiamo deciso», ha spiegato, «che non fosse rispettoso per la storia e il valore di un brand italiano fantastico. Quindi abbiamo deciso di dare a Lancia un nuovo futuro e di rilanciare il marchio».

 

 


Ed ecco il futuro. La nuova Lancia sarà prodotta a Saragozza, in Spagna. Ma niente paura, perché l’italianità è assicurata: «Questi prodotti sono stati creati a Torino, il design e la parte ingegneristica sono stati studiati qui, i test sono stati fatti a Balocco. Per quanto riguarda gli asset intangibili, questo è un prodotto italiano. Rispetto ai costi totali di produzione di una vettura, prima che arrivi alle concessionarie, l’assemblaggio finale rappresenta il 10%». Insomma, pure se le fabbriche si svuotano dobbiamo essere orgogliosi lo stesso. Ma anche su questo terreno il ceo di Stellantis ha pronta la soluzione. Mirafiori è in affanno? Nessun problema. Oltre alla 500 elettrica arriverà pure quella ibrida, mentre a Melfi sarà realizzata la Jeep Compass, sempre ibrida. Questo l’annuncione fatto ieri dal manager (in un incontro definito da Tavares «proficuo») ai sindacati, che da una parte hanno accolto favorevolmente la novità, dall’altra continuano a sentire puzza di bruciato. Il nuovo modello di 500, infatti, arriverà solo nel 2026.

La Jeep non si sa. E nel frattempo? La prospettiva di una traversata nel deserto all’inseguimento di un miraggio non è da escludere. Stellantis, spiega una nota, sta già lavorando «sui fattori interni all'azienda, ma restano da affrontare quelli esterni, come il costo dell'energia, la rete di ricarica per i Bev e gli strumenti di supporto al mercato». Il che significa che «l'ambizione condivisa con il governo di raggiungere un milione di veicoli prodotti in Italia entro il 2030 avrà bisogno di un ambiente imprenditoriale favorevole, attualmente condizionato dalle incertezze dell'elettrificazione e dalla forte concorrenza con i nuovi operatori del mercato». In altre parole, tutto resta ancora appeso agli incentivi pubblici (ulteriori rispetto al miliardo appena stanziato). In ogni caso, basta insulti.

 

 

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