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Redditometro, dimezzate le sanzioni sugli accertamenti fiscali

Elisa Calessi
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Non solo il redditometro è stato sospeso. Ma, nella stessa riunione del consiglio dei ministri, è stato approvato il decreto fiscale che diminuisce le sanzioni fiscali. Un modo, insomma, per recuperare il pasticcio sul decreto attuativo che regolava la verifica “sintetica” dei redditi da parte dell’Erario e chiarire che la filosofia di questo governo non è quella di vessare i contribuenti, ma, semmai, di instaurare un rapporto di fiducia e, anzi, di presumere la buona fede del contribuente, persino se in difetto. Come annunciato dalla premier, la decisione della sospensione è arrivata dopo una relazione del viceministro Maurizio Leo. Finita la riunione, è stata diffusa una nota in cui si confermava che «il Consiglio dei ministri, udita un’informativa del viceministro dell’Economia e delle finanze, Maurizio Leo, sul decreto ministeriale 7 maggio 2024» che ripristinava il Redditometro, «pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 20 maggio 2024, ha confermato la non applicazione, allo stato, del decreto in questione».

Via libera, invece, al decreto legislativo sulle sanzioni fiscali. Si tratta del nono decreto della delega fiscale, quello che riguarda la revisione delle sanzioni fiscali. Come ha spiegato il viceministro Leo, «rappresenta un altro step del percorso normativo intrapreso per rendere il nostro fisco più equo e giusto». Leo ha spiegato che si è intervenuti su «svariati punti», tra i quali «una più specifica distinzione tra i crediti inesistenti e quelli non spettanti, così come una maggiore integrazione tra il sistema sanzionatorio amministrativo e penale».

 

 

 

Una delle novità del provvedimento è che «viene garantita l’applicazione del principio del ne bis in idem, scongiurando così il rischio di duplicazione dei procedimenti e delle sanzioni originati da uno stesso fatto materiale». Tra i punti più importanti, c’è, poi, quello relativo alla «proporzionalità delle sanzioni, che ci avvicina ai parametri europei».

Di fatto vengono dimezzate le sanzioni e portate ad un livello analogo a quello europeo. Il tutto in attesa che parta una nuova stagione: quella del concordato preventivo biennale per gli autonomi attraverso il quale il governo spera di recuperare risorse preziose per intervenire sull’Irpef, nel quadro di una razionalizzazione delle aliquote.

Per quanto riguarda il redditometro, Leo ha svolto l’annunciata relazione ai colleghi, ma si è confermato quanto detto ancora ieri da Giorgia Meloni: se ne riparlerà più avanti. «Voglio vedere meglio la norma», ha ribadito ieri la premier da Trento. Soddisfatto il vicepremier e ministro Matteo Salvini, secondo cui «c’è stato un chiarimento» sul redditometro. «L’intera maggioranza si è impegnata a rileggerlo scrivendo a più mani il provvedimento, non il redditometro. È un triste ricordo del passato». Segna un punto anche Forza Italia: «Siamo fieri di avere impedito la reintroduzione della sugar tax e il ritorno del redditometro», ha detto Raffaele Nevi, portavoce degli azzurri. Non deve averla presa benissimo, invece, il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, che si è limitato a cinque parole: «Condivido quanto ha deciso il cdm».

 

 

 

Attacca il governo Giuseppe Conte, leader del M5S, che parla di «un balletto indecoroso e indecente». Mentre l’ex sottosegretaria all'Economia, Laura Castelli (5 Stelle), candidata della lista Libertà, ha spostato l’attenzione su un altro provvedimento: «Questa settimana la presidente del Consiglio Meloni applicherà una direttiva europea 2023/2226 decisamente peggiore. Parliamo del Redditometro Europeo, anche detto Grande Fratello Europeo». Si tratta di una direttiva Ue sulla «cooperazione amministrativa nel settore fiscale» che il governo è delegato ad adottare in base alla legge di delegazione europea approvata dal consiglio dei ministri. Ma c'è tempo: va attuata entro il 31 dicembre 2025 e applicata dal primo gennaio 2026.

Intanto, grazie al decreto approvato ieri in cdm, finisce l’era delle maxi-multe fino al 240%: dalla dichiarazione fiscale omessa o infedele ai casi in cui si comunica al fisco meno di quanto accertato, non si dovrà più pagare quel salasso. Verrà chiesto non più del 120% dell’ammontare dovuto. Il nuovo regime, che dovrebbe scattare da settembre, prevede, poi, sanzioni amministrative ridotte da un quinto a un terzo. Per chi non presenta la dichiarazione dei redditi o dell’Irap oppure la dichiarazione del sostituto d’imposta, la multa sarà del 120%, anziché dal 120 al 240% previsto ora. Mentre per dichiarazione infedele, si passa da 90-180% al 70%.

 

 

 

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