Aumentano occupazione e lavoro povero: cosa ci dice il rapporto Istat

di Roberto Formigonilunedì 20 maggio 2024
Una donna al lavoro in fabbrica

Una donna al lavoro in fabbrica

2' di lettura

Parliamo di lavoro, tema che resta al primo posto nelle preoccupazioni degli italiani. L’ultimo rapporto dell’Istat, l’Istituto che ogni anno fornisce con i suoi dati il quadro della salute dell’Italia in tutti i campi, fornisce un’immagine in controluce. Continua a crescere l’occupazione, soprattutto quella a tempo indeterminato (molto bene!).

Ma purtroppo è in salita anche il lavoro povero, quello che non permette al lavoratore di rispondere col suo stipendio a tutte le esigenze della famiglia. Le retribuzioni perdono terreno e la produttività del lavoro continua a ristagnare. E il lavoro femminile è sempre bistrattato.

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Partiamo dagli occupati: nel biennio 2022-2023 il loro numero è cresciuto a ritmi sostenuti, più 1,8% in entrambi gli anni. A trainare sono stati i servizi e le costruzioni, e in quest’ultimo settore l’occupazione è aumentata del 16,2%, il tutto favorito dai generosi bonus edilizi introdotti. Crescono gli occupati, dunque, il tasso di occupazione è oggi del 61,5%, in crescita rispetto agli anni precedenti, ma rimaniamo sempre quasi 16 punti distanti dalla Germania! È salita anche la quota di occupati part-time, ma più della metà dei lavoratori a tempo parziale vorrebbe lavorare di più e guadagnare di più: insomma, meglio mezzo lavoro e mezzo stipendio che niente, ma quand’è che arriva un’occupazione seria a tempo pieno e un contratto a tempo indeterminato?

Ma, come scrivevo sopra, il salario è troppo spesso insufficiente a coprire il fabbisogno delle famiglie, pensate che negli ultimi 10 anni il potere d’acquisto delle retribuzioni è diminuito di quasi il 5%, mentre l’inflazione è aumentata, a volte a ritmi galoppanti. Secondo l’Istat, che tira le somme di tutti questi dati, abbiamo una quota alta di persone che lavorano ma, nonostante questo, sono a rischio povertà: è l’11, 5% mentre nell’UE è l’8,5%.

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A costoro vanno aggiunti i poveri assoluti, cioè coloro che sono disoccupati, non percepiscono reddito e vivono solo di scarsi sussidi: si calcola un totale di 2 milioni 235mila famiglie e 5 milioni 752mila individui in povertà. Dentro questi dati, la condizione delle donne rimane ancora più difficile, con stipendi più bassi del 30%: la parità sul lavoro è ben lontana purtroppo.

Concludendo: si tratta di dati pesanti che ereditiamo dal passato, il dato positivo è quello che citavo all’inizio, la crescita degli occupati del 3,8% negli ultimi due anni: il governo deve proseguire su questa strada!