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Stellantis assume ingegneri sottocosto: in che Paesi va a pescare

Sandro Iacometti
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Si potrebbe parlare del titolo a picco dopo i conti del trimestre, del calo delle vendite in Italia mentre il mercato riparte, del governo che vuole  vederci chiaro sulla Gigafactory di Termoli e sullo sciopero minacciato dalla Uil. Ci arriveremo. Ma la notizia del giorno è che Stellantis è a caccia di ingegneri. Finalmente, si potrebbe pensare. Dopo quella figuraccia dei 3 brevetti presentati nel 2023 a Torino, battuta persino dalla Lavazza, il gruppo controllato al 50% dagli Agnelli-Elkann ha deciso di tornare a puntare sull’innovazione e la ricerca.

Bene. Però per assumere un ingegnere in Europa (così come negli Stati Uniti) bisogna sborsare tra i 150 e i 200mila dollari l’anno. Tanti soldi. Troppi per chi sta cercando di ridurre al massimo la produzione e la manodopera dove i costi sono poco competitivi (come l’Italia, tanto per fare un esempio) e, allo stesso tempo sta provando a convincere i governi ad erogare incentivi pubblici a pioggia per spingere gli acquisti. Ed ecco, allora la soluzione. Che non è tanto diversa da quello che accade con il piano di espansione degli stabilimenti. Secondo le indiscrezioni raccolte dalla testata Automotive News Europa il gruppo sarebbe intenzionato ad assumere la maggior parte della sua squadra di ingegneri in Paesi come Marocco, India e Brasile. Il motivo è banale. Lì le professionalità possono essere reclutate con cifre più basse del 70-80%. Insomma, con 50mila dollari l’anno un ingegnere te lo porti a casa.

 

 

 

Intendiamoci, il mercato è in crisi, l’elettrico non decolla, la Cina incombe e tutti i principali gruppi occidentali stanno cercando di correre ai ripari. Resta il fatto che Stellantis è impegna ta, proprio in questi mesi, a trattare con il governo per la concessione di circa un miliardo di euro dei contribuenti destinati ai bonus per l’auto. E sapere che invece di Torino, Milano, Roma o Palermo circa due terzi della squadra di cervelli che lavoreranno sui nuovi modelli arriverà da Rio de Janeiro, da Rabat o da Nuova Delhi non è proprio il massimo.

Lo scenario, d’altra parte, è tutt’altro che positivo. Martedì il gruppo ha annunciato un crollo delle vendite nel primo trimestre dell’anno del 10% e dei ricavi del 12%. Risultati che il mercato non ha accolto troppo bene. Ieri il titolo Stellantis, anche a causa di giudizi poco lusinghieri degli analisti, è crollato del 4,31%, maglia nera del listino principale di Piazza Affari. E siccome, com’è risaputo, piove sempre sul bagnato. Sempre ieri sono usciti pure i dati delle immatricolazioni ad aprile. Ebbene, il gruppo ha venduto 42.570 auto, lo 0,5% in meno dello stesso mese del 2023, con una quota di mercato in calo dal 34% al 31,4%. Periodo difficile per tutti? Fino ad un certo punto. Pur senza fare faville (si resta ancora parecchio sotto il 2019 prepandemico), il mercato italiano ha fatto un deciso balzo in avanti dopo la flessione di marzo. Le immatricolazioni si sono attestate a 135.353 unità, il 7,52% in più rispetto a marzo 2023.

 

 

 

Ma non è finita. Intanto c’è il governo stufo delle chiacchiere e degli annunci. Il gruppo è convocato per l’8 maggio al Mimit per fare chiarezza sulla realizzazione della Gigafactory a Termoli. Poi ci sono i sindacati, sempre più infuriati. Ieri la Uilm ha annunciato che senza una convocazione dell’ad Carlos Tavares a Palazzo Chigi per inchiodarlo alle sue responsabilità, sarà sciopero nazionale dell’automotive.

 

 

 

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